ISTAT, basta prese in giro
aprile 16, 2007
Ho sempre pensato che l’Istat ci racconti un sacco di balle. Col tempo, specie negli anni recenti, è diventato uno strumento governativo grazie al quale si fa più propaganda che statistica. Tutti i governi hanno l’interesse a dire che l’inflazione è bassa, che i prezzi sono sotto controllo.
Ma siccome le balle anche le gambe corte, la gente capisce benissimo, semplicemente andando a fare la spesa al mercato, che l’Istat non ce la racconta giusta. E l’ha capito ancor di più dopo l’introduzione dell’euro, quando i prezzi sono pressoché raddoppiati mentre l’Istat non si è accorta quasi di nulla. Anzi, si sono persino inventati la definizione insultante di “inflazione percepita”, che sarebbe ovviamente più alta di quella “reale”. Come se fossimo dei cretini che non sanno far di conto.
Ma il sospetto anzi la certezza che le statistiche siano tirate, come l’elastico delle mutande, laddove fa più comodo o meno fastidio, è avvalorato dal fatto che non è possibile conoscere nel dettaglio questo famoso “paniere”, cioè l’insieme dei beni e servizi sui cui si basano i calcoli dell’Istat.
C’è infatti una lunga lista di beni e servizi ma si tratta di una lista assolutamente GENERICA: non è possibile cioè conoscere il dettaglio preciso dei beni e servizi presi in esame. Di conseguenza non è possibile neppure calcolare COME siano fatte queste statistiche. A pensar male si fa peccato, diceva qualcuno, ma questa segretezza del paniere, neanche dipendesse la sicurezza nazionale, è quantomeno curiosa.
Anche un bambino di terza elementare infatti capisce che “pasta spaghetti 500 gr” non significa nulla perché il prezzo può variare, anche di molto, secondo la marca. Così “manovrando” statisticamente e scegliendo opportunamente beni e servizi, si può far risultare l’inflazione che si vuole.
Del resto alcuni di questi trucchetti erano noti anche in passato: ad esempio “lo scatto alla risposta” del telefono non era mai aumentato perché faceva parte del paniere e avrebbe inciso sull’inflazione, quindi Telecom aumentava il canone, o le tariffe. Idem per il biglietto dei treni: il biglietto base manteneva lo stesso prezzo mentre si inventavano i famosi “supplementi”.
Sull’inserto “Il Venerdì” di Repubblica (13 aprile 2007) c’è un bell’articolo che parla dell’Istat, da cui saltano fuori le solite ridicolaggini, ovvero i beni che entrano ed escono dal paniere. Ad esempio via la coperta dentro il piumino dal letto, fuori la torta gelato e dentro i gelati multipack. Oppure basta pantofole da donna, al loro posto entrano i sandali. Entra invece finalmente (alleluia!) la retta dell’asilo: come se fino al 2007 i genitori avessero tenuto i bambini per strada. Entra anche il filo interdentale (sic!) e, per il prossimo anno, si prevede l’ingresso trionfale nel paniere del “salvaslip femminile”.
A parte queste cose palesemente ridicole ce ne sono altre che fanno imbestialire: sui costi che devono sostenere le famiglie, l’affitto secondo l’Istat incide appena per il 3%, “per tenere conto dei tantissimi che hanno case in proprietà”. Come se i pesantissimi mutui da pagare ogni mese da parte di chi ha la casa “in proprietà”, e che si portano via non di rado mezzo stipendio, non esistessero.
Dall’articolo emergono altre incredibili assurdità, come i 6 milioni di persone ignorate totalmente dall’Istat, in quanto ci sono comuni che non informano, come sarebbe obbligo di legge, le variazione dei prezzi. Cosicché il calcolo dell’indice nazionale è basato su 75 comuni italiani invece di 107.
Ugo Marani, economista e presidente dell’Ires–Campania, l’Istituto di ricerche economiche e sociali, dice:
“L’inflazione riscontrata dall’Istat non ha nulla a che vedere con quella reale. Consideriamo il caso dei prodotti tecnologici: nel paniere viene introdotto un telefonino che il mercato reale, dopo sei mesi appena, avrà già bollato tra gli articoli vecchi e che sarà disponibile a un prezzo sempre più basso. Un decremento che dall’Istat sarà letto, invece, come un calo del costo della vita”.
Potrebbe venire il sospetto, chiede l’intervistatore, che i dati siano rielaborati per far piacere a qualcuno? “Di sicuro” risponde Marani “in alcuni casi i dati diffusi possono preoccupare seriamente chi governa”.
aprile 16, 2007 at 9:43 am
non mi sono mai fidato dei sondaggi statali :-(
aprile 16, 2007 at 10:39 am
Adesso verremo da te. Ci farai il paniere a seconda dei nostri desideri, per chi ha il mutuo, metteremo il mutuo, chi compra l’auto a rate, metteremo le rate auto, chi fa colazione al bar valuteremo il costo del cappuccino. Per chi va a mignotte come facciamo?
aprile 16, 2007 at 12:37 PM
Come hai ragione!! Io sono scandalizzato soprattutto di come viene presentata la situazione del lavoro in Italia. Secondo le statistiche, la disoccupazione è ai minimi storici, i precari e i disoccupati sono una minoranza di sfaticati e la situazione non è mai state rosea come in questi ultimi anni. Che schifo!
RItalia? Io li assumerei tutti!
aprile 16, 2007 at 12:49 PM
Sì, è proprio uno schifo. Ma se un bene entra ed uno esce, per logica non contano nel paniere attuale, ma in quello successivo, perché non esiste una variazione effettiva (verrebbe meglio il termine inglese “actual”).
Ma gli altri paesi europei come calcolano l’inflazione? Perché, visto che è una cosa di interesse comunitario, non viene legiferata direttamente dall’Unione? La lunghezza delle banane sì, l’inflazione no!
aprile 16, 2007 at 12:50 PM
Il commento di “alexxx” è il mio. Questioni di cookie.
aprile 16, 2007 at 1:15 PM
rispondo ad alessandro: quindi secondo te i dati diffusi dall’Istat sono veritieri?
aprile 16, 2007 at 2:04 PM
@Antonio Vergara: non mi sono mai fidato dello Stato.
aprile 16, 2007 at 2:08 PM
Aghost, sei troppo forte. Io ad esempio a questo proposito cito sempre: a) la scomparsa dei numeri sui matrimoni cattolici; b) la scomparsa del numero di suicidi.
Sono due dati estremamente indicativi che nell’ultimo decennio non sono più calcolati dall’ISTAT. Senza fare il solito bibbione… a buon intenditor buone parole… lascio con una domanda retorica: perchè non li pubblicano più?
aprile 16, 2007 at 2:16 PM
già, perché? :)
aprile 16, 2007 at 4:07 PM
Certamente si, nel limite del possibile anche se tutto è migliorabile. Fino ad alcuni anni fa probabilmente eri fra quelli che chiedevano il telefonino nel paniere, oggi ti accorgi che bisogna cambiare di anno in anno il modello. A riprova di una certa onestà intelletuale ricorda che quando una parte politica è al governo ne prende i dati come oro colato, cambiando idea non appena è all’opposizione. Il governo è stato eletto democraticamente e non c’è niente che può cambiare questi fatti se non votando persone oneste e non personaggi condannati in via definitiva (ce ne sono 41 in parlamento). Per quanto vi riguarda, non sapete fare altro che leggere alcuni dati a seconda i vostri interessi di categoria. Anche voi siete una lobby una lobby con nessun potere. Non vedo perchè l’ISTAT dovrebbe cambiare ed a favore di chi; se le cose fossero fatte in maniera sbagliata, ad ogni legislatura dovremmo vedere il paniere cambiato non credi?
aprile 16, 2007 at 4:37 PM
alessandro scrive: “Anche voi siete una lobby con nessun potere”
“Voi” chi scusa?
aprile 17, 2007 at 7:12 am
@aghost: secondo me con il “voi” allude politicamente ai seguaci del centro-destra. Ma mi sa che nel tuo caso ha fatto un errore.
Oppure ho sempre capito male io?
aprile 17, 2007 at 7:29 am
a me il centro destra, e berlusconi in particolare, fa schifo. Però devo dire che anche Prodi non scherza :)
aprile 17, 2007 at 1:15 PM
@Aghost, vado di corsa: i matrimoni cattolici sono stati in rapido calo per 10 anni, poi hanno smesso di dare le cifre (l’unica rimasta è dell’organo vaticano omologo istat…); ricordi il mio post sulla comunicazione paradossale? Idem con i suicidi… che sono un macabro indice sulla qualità della vita.
aprile 18, 2007 at 9:55 am
@aghost: allora avevo inteso bene ;)
aprile 23, 2007 at 11:09 am
ricordo male o la disoccupazione la calcolano in base al numero di persone che cercano lavoro, e di conseguenza quando la gente rimane a casa senza cercare un impiego la disoccupazione diminuisce?
marzo 5, 2008 at 8:12 am
[…] L’Isae (Istituto di studi e analisi economica) è un ente pubblico, e se le sue rilevazioni e indagini statistiche sono “serie” come quelle di Istat (e magari si basano sugli stessi dati) stiamo freschi. Perché poi questo doppione? Una scorsa veloce al rapporto ISAE (rigorosamente in formato pdf), non chiarisce, tanto per cambiare, come sono state fatte queste statistiche: si danno cioè i risultati ma, se non si conosce il metodo, occorre insomma fidarsi, bisogna prendere i dati a scatola chiusa, più o meno come si fa con l’Istat che tiene segreto il mitico “paniere”. […]
aprile 23, 2008 at 11:25 PM
Qui trovate i suicidi
http://giustiziaincifre.istat.it/jsp/dawinci.jsp?q=pl01a0010013000&an=2004&ig=1&ct=336&id=17A
Sulla disoccupazione le regole le detta l’ Eurostat e l’ Istat a suo tempo si è opposta;
sull’ inflazione vi darei ragione ma ho poche competenze;
forse anche voi.
aprile 23, 2008 at 11:45 PM
Ecco i matrimoni per rito e per quasi tutto
http://demo.istat.it/altridati/matrimoni/
aprile 24, 2008 at 6:18 am
fabrizio, certamente non siamo economisti, tuttavia questa cosa del paniere segreto è ridicola e autorizza i sospetti peggiori
aprile 25, 2008 at 10:50 PM
Aghost, per verificare la questione dei matrimoni e dei suicidi non c’ era bisogno di essere economisti, bastavano due clic su google. Solo che tu ti sei fidato. Cominciamo allora a fare le pulci agli interventi nel forum, poi passiamo all’ Istat che è un osso più duro e ci vuole fatica.
aprile 28, 2008 at 8:15 am
fabrizio, cosa c’entrano i suicidi? Qui si parla di costo della vita, e del fatto che l’inflazione viene “costruita” dall’Istat senza che il popolo bue possa conoscere la composizione precisa del paniere, che è tenuto segreto neanche fosse un segreto di Stato. E la trasparenza?
Maggio 2, 2008 at 9:55 am
Aghost, Matrimoni e suicidi non li ho introdotti io ma Michele e tu mi sei sembrato interessato, tant’ è che gli rispondi: “già, perché? :)”. Di paniere segreto ho già detto che non mi intendo, ma un amico del controspionaggio mi ha detto che è custodito qui
Fai clic per accedere a metodologia2007.pdf
e qui
http://www.istat.it/prezzi/precon/aproposito/
Maggio 4, 2008 at 9:37 PM
Aghost, matrimoni e suicidi non li ho introdotti io ma Michele e mi eri parso interessato. Di paniere ho detto che non mi intendo, chi avesse voglia di cimentarsi trova tutto qui
Fai clic per accedere a metodologia2007.pdf
e qui
http://www.istat.it/prezzi/precon/aproposito/
Maggio 4, 2008 at 9:44 PM
Perché non compare il messagio con il link al paniere ed al modo in cui è fatta l’ indagine e se provo a rinviarlo non lo accetta?
Maggio 4, 2008 at 9:46 PM
scusate, dopo la protesta è comparso!
Maggio 5, 2008 at 2:28 PM
fabrizio, come ho scritto più volte, il paniere pubblicato da Istat non significa nulla. Se io metto 1 kg di pasta, ma NON SPECIFICO QUALCHE MARCA, il prezzo può avere tali oscillazioni che la “statistica” può essere tirare da tutte le parti.
Maggio 5, 2008 at 7:16 PM
Aghost, di la verità, un clic sul pdf che ho postato non l’ hai proprio voluto fare. C’ è tutto spiegato a cominciare dal problema della marca dei prodotti. Perdi 10 minuti e vedrai che ti togli molti dubbi. Poi te ne vengono altri come è successo a me ma, come disse un grande “ho le idee confuse quanto prima, ma ad un livello molto più alto di complessità”
Maggio 5, 2008 at 7:23 PM
giuro l’ho aperto, ovviamente non l’ho letto tutto ma dato una scorsa veloce, anche perché a quel che mi risulta il problema del paniere “segreto” è annoso e, a quel che ne so, mai risolto.
Ribadisco che se non si indica la marca tutto il baraccone manca di credibilità. Prometto tuttavia che lo rileggerò per vedere se questo grave problema è stato risolto. Magari tu che l’hai letto tutto il pdf potresti indicarmi almeno dove è scritto che il problema è superato e come…
Maggio 5, 2008 at 9:56 PM
Non è che è superato, non c’è mai stato e non è un segreto. Ecco quasi testualmente dall’ ISTAT.
La rilevazione dei tabacchi riguarda tre posizioni rappresentative, una relative alle sigarette, una a sigari e sigaretti e una agli altri tabacchi (prevalentemente trinciati). I campioni sono costituiti rispettivamente da 155 confezioni di sigarette, 45 di sigari e sigaretti e 36 di altri tabacchi (pag 29).
Per le automobili 239 versioni dei modelli di 37 marche: 28 a benzina e 19 diesel per le autovetture fino a 4 mt., 107 a benzina e 85 diesel per
quelle oltre i 4 mt (pag. 26)…. E così via per gli altri prodotti.
Insomma non c’è la marca perché le marche ci sono tutte o quasi e non si possono elencare, per 500 prodotti sono decine di migliaia, ne verrebbe un inutile elenco telefonico.
Credimi sono anni che lavoro con i dati, spesso sono imprecisi, a volte proprio sbagliati, a volte non neutrali. Ma quasi mai per le ragioni che si leggono in giro.