Ning, il social network personalizzabile

Maggio 9, 2007

Marc Andreessen, l’inventore del browser (Mosaic e Netscape), una ne fa e cento ne pensa. La sua ultima pensata è Ning, il social network personalizzabile.

In che consiste? Il concetto si basa sul più famoso “Myspace” ma con la differenza che ogni singolo autore ha la possibilità di creare la propria community, decidendo come comporre il sito, scegliendo le singole componenti in cui inserire i propri contenuti e quindi configurando il proprio personalissimo social network con blog, video, foto gallery, forum eccetera.

L’idea potrebbe essere buona ma il maggior difetto che io vedo è che questo sistema è stato ideato da un’impresa commerciale: che offre sì un certo livello di servizi inizialmente “gratis” ma, se poi si vogliono sfruttare tutte le possibilità, bisogna passare alla versione a pagamento.

E questo non mi piace, come penso non piacerà ad altri: in sostanza io creo contenuti e Ning ci guadagna. Insomma siamo alle solite :)

Cosa ne pensate?

8 Responses to “Ning, il social network personalizzabile”

  1. stargazer Says:

    Penso che trovare un modello di business su internet che non sia predatorio nei confronti degli utenti sia una sfida difficile e affascinante. Richiede creatività e rischio, cose del tutto sconosciute ai dinosauri che vogliono mantenere le loro posizioni dominanti acquisite coi vecchi modelli.

  2. Francesco Says:

    Se trovi l’equivalente open passo a provarlo :-)
    Tra l’altro non e’ da poco che Ning e’ in giro anche se solo di recente ha subito un violento makeup che l’ha trasformato da qualcosa di arduo da utilizzare in qualcosa molto semplice ma anche un po’ piu’ banale… Poi non e’ che mi piacciano molto questo tipo di servizi, quindi magari son prevenuto :-)

    ciao,f.

  3. aghost Says:

    be’ francesco, l’idea di andreessen non è del primo scemo che passa, qualche ragionamento l’avrà fatto pure lui no? :)

    Tu dici che non è valida come principio l’idea del social network personale?


  4. onestamente non vedo tutto questo successo di myspace o twitter :-(

  5. aghost Says:

    myspace non lo conosco, twitter si ma mi pare una cosa radicalmente diversa da Ning…

    antonio tu usi qualcosa? :)

  6. MFP Says:

    @Antonio
    MySpace fa 100 milioni di utenti… i blog sono 70 milioni… come fai a dire che non ha successo? (io odio MySpace eh… non sto dicendo che mi piace)

    @Aghost
    Il fatto che qualcuno guadagni non è indicazione sufficiente a farne qualcosa di “evil”. Seguendo questo principio allora TUTTI i software aperti più importanti dovrebbero essere banditi dai nostri computer… Apache… Firefox… OpenOffice… anche le distro come Ubuntu… in tutti questi progetti (ma ho fatto solo qualche esempio tra i più noti) o ci sono degli sviluppatori che guadagnano dalla produzione del codice, o c’è addirittura una società che monetizza la community che ruota intorno al software…

    Ci sono due errori gravissimi che fanno i supporters dell’open, errori che descrivevo nelle slides che ho tentato invano di presentare all’OpenCamp e allo ZenaCamp (invano perchè pur parlando ogni volta per il tempo equivalente a 2 sessioni, non sono mai riuscito ad arrivare a queste slides): i due grandi cortocircuiti percepiti ma non focalizzati dalle masse… vai a vedere su Wikipedia (ita) la definizione di economia e la definizione di finanza (giuro che non le ho scritte io)… sono sicuro che li capirai immediatamente entrambi. Un piccolo aiutino per velocizzarti il rebus: una delle definizioni fornite è identica in entrambi i termini… tra economia e finanza cambia soltanto un sostantivo (e in economia c’è l’aggiunta di un aggettivo fondamentale). Quali sono i cortocircuiti?

    L’aspetto fondamentale della cultura open è che la produzione e la diffusione (entrambe, sono due entità distinte) della conoscenza siano senza limiti; ma se c’è la possibilità di monetizzare questa conoscenza, è importante che la si colga al volo (lo dice nientepopòdimenoche Stallman, mica io). I “commons”, siano essi software, spettro radio, opere d’autore, distinguono tra lucro e non lucro… ma non escludono il lucro ed anzi si sta disperatamente cercando di trovare la sostenibilità economica dell’open… perchè qualsiasi sviluppo non è sostenibile se non è etico, ecologico ma anche economico.
    In realtà ci sono anche altri lock-in che devono essere evitati… ma stanno affiorando piano piano… in ogni caso l’equazione soldi=evil è assolutamente deleteria.

  7. aghost Says:

    mfp non so, probabilmente hai ragione ma non mi convince. Ti ricordi i bei portaloni dei gestori all’inizio? Dicevano “mandateci i vostri video, le fostre foto, i vostri testi… li pubblicheremo gratis!” come se fosse chissà quale concessione.

    All’inizio qualcuno ha abboccato, poi la gente si è fatta furba e ha capito che creava valore e contenuti per far guadagnare i soliti furbi.

    Un conto poi è l’economia distribuita ad una comunità, coi progetti che poggiano su software open, un altro i mega stipendi a manager di una società privata. Mi sbaglio? :)

    PS: alla fine io non ho capito perché odi myspace (mica lo dici) e neppure se Ning ti piace o no :)


  8. […] l’interessante presentazione sul blog di aghost Nessun […]


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