Il “Telefono Azzurro” serve a chi?

giugno 23, 2007

Lo spunto è partito dalla censura preventiva del videogioco Manhunt2 da parte del ministro Gentiloni, che ne ha vietato la commercializzazione in Italia. Tra i sollecitatori del provvedimento, il “Telefono Azzurro”. Mi sono sempre chiesto cosa faccia esattamente il “Telefono Azzuro”, se è una specie di “Codacons che si intrufola ogni volta che può farsi pubblicità.

Alzi la mano, per dire, chi si ricorda a memoria il numero di Telefono Azzurro, quello che in teoria dovrebbe servire ai bambini per denunciare gli abusi. Non lo sa nessuno. Ma allora chi telefona?

Mi sono messo allora a spulciare su internet, scoprendo cosette piuttosto interessanti. Anzitutto che “Telefono Azzurro” è una onlus fondata a Bologna dal prof. Ernesto Caffo nel 1987, all’epoca docente di Neuropsichiatria Infantile all’Università degli Studi di Modena. Con lo scopo è difendere i diritti dell’infanzia, successivamente impressi con una Convenzione ONU due anni più tardi. La svolta per Telefono Azzurro avviene nel 1990, quando diventa per decreto dell’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, “Ente Morale”.

Nel 1990 Telefono Azzurro attiva una linea al numero 19696 gratuita per tutti i minori di 14 anni, al lavoro tutti i giorni a tutte le ore. Contemporaneamente l’associazione forma degli operatori ricopiando quanto già presente in altri Paesi europei, aumentando anche il proprio parco tecnologico. A fianco dell’assistenza al minore viene creato un’ulteriore linea, il 199.151515, che è dedicata ad adulti che vogliano segnalare casi di abusi su minori o semplicemente situazioni di disagio. Oggi questo numero è ancora attivo ed è organizzato sotto forma di Centro Nazionale di Ascolto con 30 linee telefoniche, 40 operatori specializzati e centinaia di volontari. Nel febbraio del 2003 il Ministero delle Comunicazioni, il Ministero delle Pari Opportunità e il Ministero del Lavoro hanno affidato al Telefono Azzurro la gestione del servizio Emergenza Infanzia 114.

Tutto bene dunque? Non proprio. Cercando su internet ho scoperto che esitono varie interrogazioni parlamentari su Telefono Azzurro.

L’On Chiusoli nella sua interrogazione Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per la solidarietà sociale (9 settembre 1996) evidenzia le sconcertanti carenze procedurali dell’associazione «Telefono Azzurro», in seguito alle quali vi è un’indagine preliminare conoscitiva avviata dalla procura della Repubblica di Bologna dopo le segnalazioni che sollevavano dubbi sullo stato patrimoniale dell’ente, sulla gestione dei fondi, sulla mancanza di corrispondenza fra gli interventi dichiarati e le segnalazioni effettivamente ricevute dai servizi sociali; ricorda che la legge finanziaria per il 1994 destinava a questo ente quattro miliardi; che lo stesso ente ha ricevuto alla fine del 1995 diversi miliardi di contributi da parte di cittadini, grazie all’appello lanciato durante trasmissioni di grande ascolto della televisione pubblica (RAI); chiede inoltre in base a quali criteri la televisione pubblica scelga di sostenere, anche sollecitando la raccolta di fondi, iniziative benefiche di singole associazioni; se corrisponda al vero che il professor Caffo sia tra i consulenti del ministero per la solidarietà sociale.

La senatrice Bernasconi in data 17 ottobre 1996 e alla Camera dei Deputati dall’On. Novelli il 22 ot­tobre 1996 al Ministro senza portafoglio per la solidarietà sociale, segnala che un consigliere della regione Emilia-Ro­magna, dopo che il consiglio regionale aveva votato una risoluzione per avviare rapporti di convenzione con il Telefono azzurro, faceva rilevare che su tutto il territorio regionale nel triennio ’93/’94 erano stati segnalati ai servizi dai 35 ai 40 casi complessivamente e nella azienda USL di Bologna il numero dei minori segnalati da Telefono azzurro negli ultimi sette anni risultava di 28 casi, di cui 20 già noti ai servizi.

Ciò a fronte di una attività dei servizi sociali territoriali per il solo 1993 di 10.639 nuclei familiari, per un totale di 17.023 minori, «in assistenza non occasionale»; lo stesso Telefono azzurro dichiarava di avere preso in carico negli ultimi 8 anni persone in Emilia-Romagna; alla opportunità offerta dalla regione Emi­lia-Romagna, basata sulla costruzione di un rapporto organico tra Telefono azzurro ed i competenti servizi territoriali più che sulla assegnazione di un mero contributo economico, Telefono azzurro non aveva più dato cenno di riscontro positivo o negativo; Telefono azzurro dichiara di avere ricevuto negli ultimi anni 587.140 telefonate, di cui 22.300 consulenze telefoniche e 18.792 “prese in carico”, ma non è dato di sapere precisamente la consistenza numerica e la professionalità degli operatori telefonici e dei coordinatori: sui giornali il professor Caffo dichiarava che lavorano 50 operatori più altre figure di coordinamento e di supervisione, ma durante una udienza conoscitiva nella regione Emilia-Romagna si parlò di 13 operatori in turno 24 ore, affiancati da altre figure professionali; negli ultimi mesi del 1995 il professor Caffo denunciava difficoltà finanziarie e promuoveva una vasta campagna di sottoscrizione nazionale sul conto corrente postale n. 550400 per «rispondere agli 8.000 bambini che chiamavano ogni giorno, per aprire sedi in tutte le regioni italiane, per strutture di accoglienza»; che dai bilanci dell’associazione risulta che al 31 dicembre 1995 erano depositati in banca 3.600 milioni, altri 3.600 milioni presso le poste e 1.200 in «pronti contro termine»; che nelle singole voci di bilancio risulta: una spesa per bollette Telecom di 379 milioni (3,5 per cento sui ricavi totali) a fronte di un avanzo di bilancio di oltre 5 miliardi e di una raccolta certificata di quasi 12 miliardi; una spesa di oltre 1.500 milioni per «campagne di sensibilizzazione» che non risultano essere né convegni, né materiale pubblicitario, né produzione della rivista “Azzurro Child”, né spese per passaggi televisivi perché concessi gratuitamente; 700 milioni di accantonamento per con­tenziosi legali con ex collaboratori e fornitori; dalle colonne del “Corriere della Sera” Aldo Grasso si chiedeva dove erano finiti i miliardi raccolti nelle trasmissioni con circo di Moser; il professor Caffo riferisce la collaborazione con alcune regioni ma non sembrano esservi convenzioni attive analoghe a quelle proposte dalla regione Emilia-Romagna, né contri­buti economici con le regioni Sicilia e Lombardia, viste le non iscrizioni di Telefono azzurro negli albi delle associazioni di volontariato; alcune sottoscrizioni erano finalizzate a strutture di accoglienza per minori chiamate “Tetti Azzurri” ma allo stato attuale nessuna ri­sulta realizzata; da una indagine conoscitiva nazionale pub­blicata su “Prospettive assistenziali” n. 3/1996 le segnalazioni di Telefono azzurro ai servizi socia­li pubblici risultano scarse se non irrilevanti;

L’On. Novelli nella interrogazione al Ministro per la solidarietà sociale chiede di sapere, premesso che:

“Telefono azzurro” sostiene di ricevere circa novecento telefonate al giorno, di cui una parte importante riguarderebbe abusi anche sessuali e maltrattamenti; se risultino veritieri i dati forniti dalla rivista Prospettive assistenziali, secondo cui negli anni 1994 e 1995 non avrebbero ricevuto alcuna segnalazione di “Telefono azzurro” i Comuni di Catania, Firenze, Milano, Torino, Trieste e Vicenza, nonché i servizi sociali e le autorità giudiziarie minorili della regione Marche. Inoltre il comune di Palermo avrebbe ricevuto una sola segnalazione, due i comuni di Roma, Reggio Calabria, Monza e Venezia.

Per quanto riguarda il comune di Bologna, sede nazionale di Telefono azzurro, dal 1988 al 31 dicembre 1994 i casi segnalati sarebbero stati complessivamente 27, di cui solo sette relativi a minori non conosciuti dai servizi. Risulterebbe anche che in nessun caso la verifica e gli interventi effettuati dai servizi del Comune capoluogo dell’Emilia-Romagna avrebbero portato all’allontanamento dei minori dalle rispettive famiglie, stante la non estrema gravità delle situazioni; se siano inoltre disponibili i bilanci del “Telefono azzurro” e delle organizzazioni collegate, tenuto anche conto delle rilevanti somme erogate dai cittadini (per la sola iniziativa televisiva della RAI i versamenti sarebbero stati superiori ai 10 miliardi); se infine i dirigenti di “Telefono azzurro” ricevano stipendi o altri emolumenti dal suddetto ente e dalle organizzazioni collegate.

Fin qui le interrogazioni, le cui risposte o non ci sono o sono piuttosto vaghe o incomplete. Dal sito falsiabusi.it una notizia di “La Repubblica” di Bologna dalla quale si apprende della “guerra” in atto tra le due associazioni che difendono i bimbi dagli abusi, Cimai e Sinopia, per cui (riporto letteralmente dal sito falsiabusi) “vi sarebbe interesse suscitare o alimentare un’emergenza sociale (quella degli abusi sui minori) così da giustificare la loro esistenza, godere del plauso della moltitudine e accaparrarsi finanziamenti pubblici o risarcimenti faraonici, in nome di una fittizia quanto ipocrita tutela dell’infanzia

Claudio Foti, psicoterapeuta, direttore scientifico del Centro HÄNSEL E GRETEL di Torino, pure questo associato al CISMAI, spara ad alzo zero contro il “Telefono Azzurro”:

“Il Telefono Azzurro è un servizio sociale che i cittadini sentono necessario, come sostengono artisti, politici e uomini della strada, oppure – come pensano molti operatori dell’area del Child abuse – rappresenta il Cacao Meravigliao della tutela dell’infanzia, cioè una straordinaria operazione pubblicitaria che propone all’opinione pubblica un servizio sostanzialmente inesistente dal punto di vista della gestione concreta, efficace e continuativa dei casi di maltrattamento?

La vera fortuna del Telefono Azzurro sono i giornalisti. Il Telefono Azzurro fornisce informazioni e dati ai cronisti bisognosi di elementi sui cui produrre comunque servizi sulla violenza ai minori, e in cambio i giornalisti restituiscono notorietà e buona immagine al Telefono Azzurro. L’organizzazione “è un imbuto con il collo troppo stretto.

Da 8.000 tentativi di contatto al giorno si arriva ai 6-8 casi al giorno che si afferma di “prendere in carico”. Per finire, lo studioso cita il Consiglio direttivo dell’Associazione italiana giudici per i minorenni, i quali invitano “quanti, come il principe azzurro del telefono per i bambini, intendono sputare sentenze sui metodi e sulle tecniche d´intervento rispetto ai quali nulla sanno”, a preferire “la strada del dignitoso silenzio”.

fonti:
Interrogazione on. Chiusoli con rispon. Turco
Interrogazione Bernasconi-Novelli
La “guerra” tra associazioni di tutela dell’infanzia dal sito falsiabusi.it

Personalmente non so quale sia la verità: mi sono limitato a riportare alcuni fatti e notizie trovate in rete. Dico solo che tutto il quadro è molto desolante.

10 Responses to “Il “Telefono Azzurro” serve a chi?”

  1. frap1964 Says:

    Titolo consigliato per il tuo prossimo post:
    il portale del cittadino, serve a chi ?

  2. aghost Says:

    ora ci martellano con la “nostra” presunta evasione fiscale ma mi chiedo quanti milioni di euro vanno su per il camino (o giu nel cesso, come volete) con questi sprechi pazzeschi che si scoprono ogni giorno :(

  3. Loreanne Says:

    Non ne sapevo nulla.
    :-(

  4. aghost Says:

    e qual è la tua opinione dopo aver letto, loreanne?

  5. Luca Rosso Says:

    Insomma un ottimo Telefono Azzurro all’italiana! :-(

  6. norina Says:

    conosciamo bene come funziona tra associazioni e non….invece di collaborare si lanciano accuse dappertutto….
    beh almeno su qualcosa che si può verificare, evitiamo?
    fatevi un salto ai centri d’ascolto….ogni anno ci sono degli open day in cui toccare con mano chi c’è e cosa si fa….
    e per cismai e co. guardate un pò come funziona l'”ospitalità a testa” di bambino….mentre telefono azzurro farà lobby per avere finanziamenti pubblici…ma almeno i bambini non pagano (o chi per loro???!!!)

    perplessa come sempre….in bocca al lupo alla caccia alle streghe!

  7. darthpaul Says:

    Le stesse accuse mosse al Telefono Azzurro probabilmente possono essere ribaltate nei confronti delle altre associazioni che l’attacano per le medesime ragioni, Il T.A. è la più conosciute tra le istituzioni che affermano di difendere i bambini quindi catalizza sicuramente molta attenzione, molti introiti e forse anche molte invidie. Se a seguito di queste interrogazioni parlamentari (vecchie di 12 anni) e di altri ricorsi fosse stata rilevata qualche violazione o inadempienza grave credo che oramai ne saremmo al corrente perchè quegli stessi giornalisti che secondo una delle citazioni ne fanno la fortuna sono quelli che se ne avessero l’occasione con un minimo appiglio farebbero subito lo scoop per sputtanare il T.A. ed il prof. Ernesto Caffo.

  8. tamy Says:

    salve a tutti ho quasi 16 anni e ho deciso finalmente d cambiare famiglia…vengo maltrattata dalla mia famiglia ma non mi alzano le mani…..vorrei soltanto sapere come posso cambiare famiglia perchè a da qnd sono nata io che sono cresciuta come gli animale…in cattività….e sapevo che il telefono azzuro servisse per questi problemi..vi prego aiutatemi non ce la faccio più…..

  9. Anonimo Says:

    richiesta di aiuto

  10. Chadsmith Says:

    Qual’ e il numero del telefono azzurro??? Mi aiutate per favore e urgente!!!!


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