Le origini della “Casta” di Stella e Rizzo
giugno 25, 2007
Sono molti i commenti sulla blogosfera riguardo il libro di Stella e Rizzo “La Casta” (ed. Rizzoli). Metto anch’io il mio cent.
Le origini della “casta” in realtà vengono da lontano, dalla storia d’Italia che per millenni è stata invasa e dominata da altri popoli, dal fatto che gli “italiani” non esistono. Gli italiani non hanno un’identità culturale forte come, per esempio, i tedeschi o gli inglesi, derivata appunto dal fatto di avere alle spalle una storia millenaria.
C’è veramente comunanza di sentimenti tra un lombardo e un siciliano, tra un veneto e un calabrese, tra un friulano e un sardo? Sono “razze” diverse che l’unità d’Italia ha forzato insieme, cosi come si è fatto con la UE, con un atto d’imperio calato dall’alto.
Ma non basta rinchiudere le persone nello stesso recinto ideologico o fisico per renderle simili.
Nel nostro paese i privilegi secolari di monarchi, nobili e signorotti si sono perpetuati in una società tribale dove ciascuno cercava di sopravvivere e di farsi gli affari suoi, in una lotta darwiniana esemplare. Oggi non c’è più il re, ma il potere si è redistribuito in caste e corporazioni di tutti tipi, dove ciascuno ha cercato di ritagliarsi la sua fettina di potere e dove la casta politico-economica, quella più organizzata, è ovviamente la più robusta.
L’artigiano che evade 5 mila euro l’anno lavorando in nero per sopravvivere, o per vivere più decentemente, ed è rampognato dal politico che ne guadagna 25 mila al mese (senza contare gli altri privilegi), provoca reazioni di rabbia e indignazione.
Non è un caso che oggi quasi tutti i politici, di destra e di sinistra, si becchino fischi e contestazioni quando vanno nelle piazze. Se nel nostro paese c’è la pressione fiscale più alta del mondo (o quasi) e l’avasione più grande, ci sarà pure una ragione.
La gente ne ha fin qui, si è ormai raggiunto il livello di guardia. Ma, come sul Titanic, l’orchestra continua a suonare sempre la stessa musica. Fino a quando?
giugno 25, 2007 at 1:17 PM
L’artigiano che evade 5 mila euro…
Evadere 5 mila euro di tasse vuol dire avere un reddito “nero” di almeno 12-15 mila euro non dichiarati. I dati sull’evasione in Italia sono impressionanti. Tutti a dire “io le tasse le pago tutte…”, ma poi quando si leggono certi dati… Il fatto che il politico ne guadagni 25mila non è certo una scusante, mentre i privilegi andrebbero certamente aboliti tutti. Per i parlamentari e per i dipendenti delle amministrazioni collegate, che, come si legge nel libro di Stella, costano cifre fuori di cervello. L’unico modo per uscirne, secondo me, è:
1) un giusto livello di tassazione: comunque non oltre il 33% . Non si può chiedere a chiunque, comunque sia il suo reddito, di concorrere per più di un terzo. Altrimenti evaderà.
2) inflessibilità negli accertamenti: negli USA per evasione fiscale si va dentro, ed infatti il fisco è temutissimo. Qui, con il ns. garantismo, quando va bene lo Stato si riprende il 3-5% dell’evasione accertata (dopo anni). Oppure condona (che è anche peggio). L’evasore va trattato alla stregua di un ladro. O passa questo concetto nella mentalità comune o non se ne uscirà mai.
3) uno Stato più “leggero”, quindi via, per cominciare, le Province e le comunità montane; drastica riduzione dei dipendenti dello Stato a tutti i livelli (numero di parlamentari compreso, per cominciare)
4) via i regimi di tassazione “insensati”, tipo l’IRAP e via le tasse sulle prime case (che sono patrimonio, non reddito)
5) meccanismi di tassazione basati sul “conflitto di interessi”. Ad es., se chiunque potesse “scaricare” l’IVA e/o parte del reddito per determinate spese, chiunque chiederebbe fatture e ricevute a chiunque.
6) bisogna poi smetterla con gli sprechi insensati in tutti i campi, che finiscono solo per foraggiare “gli amici” e/o i soliti noti. E sono alibi ulteriore per gli evasori.
7) va cambiata la mentalità e la percezione media dell’ italiano rispetto al senso dello Stato. Questo, di tutti, mi sembra il punto nettamente più difficile.
giugno 25, 2007 at 2:24 PM
Il post: un´ottima sintesi tra Metternich (l´Italia è un´espressione geografica), e Musolini (governare gli italiani non è impossibile, è inutile).
Il commento che mi precede: dannatamente condivisibile, se non fosse per l´ultimo punto.
Se la casocrazia non vi piace, l´unica mi sembra sia chiedere di essere invasi dai tedeschi
giugno 25, 2007 at 2:45 PM
Sottoscrivo il primo commento di questo post. Per quanto riguarda le origini terrei solo quella grossa fetta di patrimonio che è la diversità culturale, fatta di accenti, di territori, di lingue, dialetti, costumi ecc. Un patrimonio che ci invidia il mondo intero. Fosse per questo farei il federalismo: per esempio in Val d’Aosta grazie all’autonomia si rivaluta e parecchio la lingua locale e l’artigianato pure e non solo. Buon lavoro ;-)
luglio 3, 2007 at 7:28 PM
secondo voi se nascesse un partito che avesse nel suo programma, l’abolizione di tutti i privilegi dei nostri squallidi politici che percentuale avrebbe alle prossime elezioni politiche?
secondo me l’80%, perchè ritengo che tutti o per un motivo o per l’altro sono schifati dai nostri uomini politici.
luglio 3, 2007 at 9:52 PM
Secondo me molto meno dell’80% in quanto sono tantissimi quelli che vivono di clientelismo. Secondo me voterebbero quelli che capiscono in che modo hanno ridotto l’Italia e vogliono finalmente mettere le cose a posto tanto ormai non perdono nulla di quello che hanno mangiato e voteranno appunto quelli schifati che hanno sempre pagato ma non hanno mai avuto accesso alle spartizioni o alle mangerie…. buon lavoro ;-)