I “transformers” della politica

agosto 1, 2007

Non so come funziona negli altri paesi ma ho sempre trovato il “cambio di casacca” del parlamentare una vera indecenza. C’è gente che ha cambiato due, tre, quattro e più partiti, talvolta passando addirittura allo schieramento avverso. Cambiare partito però è un palese tradimento nei confronti degli elettori. Perché se è vero che il mandato è personale, lo è anche in funzione dell’appartenenza ad un determinato partito.

Io voto il candidato X perché mi piace come persona ma anche perché fa parte di un certo partito.

Quando il parlamentare cambia partito, secondo me dovrebbe decadere. Invece succede che tanti entrano nel “gruppo misto” e così la poltrona è salva. Troppo comodo. Non mi pare giusto, non mi pare serio.

Una lista di nomi specializzati nel salto della quaglia:

Giuliano Ferrara – dal Pci a Forza Italia. Esponente di spicco del Pci torinese, capogruppo in Comune, Ferrara passa alle dipendenze di Berlusconi attraverso Craxi e diventa uno dei suoi consiglieri, nonché acerrimo nemico degli ex-compagni. Informatore della Cia e degli americani mentre predicava il comunismo.

Tiziana Maiolo – Dai radicali a Rifondazione Comunista, a Forza Italia.

Alessandro Meluzzi – Dal Pci al Psi, poi a Forza Italia, Udr, Rinnvamento Italiano eccetera. Impossibile stargli dietro. Mentre scriviamo avrà sicuramente già cambiato partito, probabilmente vuole coprire tutto l’arco costituzionale.

Marco Taradash – dai Radicali a Forza Italia. L’alfiere dell’antiproibizionismo sposa i massimi proibizionisti italiani in fatto di droghe leggere.

Rocco Buttiglione – Dalla Dc alla Cdu, dal Polo alla Cdu, poi Ulivo e Cdu Polo.

Saverio Vertone – dal Pci a Forza Italia, poi Ds. Claudio Martelli – Dal Psi ai Ds, poi a Forza Italia

Giorgio La Malfa – Dal Pri all’Ulivo, poi al Polo.

Sergio D’Antoni – Dalla Cisl all’Ulivo, poi al Polo e di nuovo ritorno all’Ulivo!

Clemente Mastella – Dalla Dc al Polo, poi all’Ulivo. Fonda una sua formazione, l’Udeur

Ferdinando Adornato – dalla Fgci ai Ds, poi ai democratici, quindi a Forza Italia

9 Responses to “I “transformers” della politica”


  1. certo è che chi cambia va da sinistra a destra ed il contrario avviene raramente.

    Cosa significherà?

  2. frap1964 Says:

    Mi pare che manchi qualche “illustre” tipo il Follini e soprattutto… il mitico Cosimo Mele di questi giorni, già passato al gruppo misto. Libero di ieri scriveva che in FI già erano pronti ad accogliere a braccia aperte Gustavo Selva (sic!)
    Meno male che almeno Previti…

  3. aghost Says:

    a me piacerebbe conoscere i nomei dei 66 che hanno votato perché previti non si dimettesse

  4. aghost Says:

    brigida non so: dicono che la coerenza è la virtù degli imbecilli. Se io fossi in politica, non potrei mai immaginare un cambio di casacca cosi’ radicale. Probabilmente saròimbecille, infatti è per questo che non faccio politica attiva :)

    La tua tesi qual è?

  5. hronir Says:

    Soprattutto poi se l’elezione e’ avvenuta senza alcuna espressione di preferenza e solo tramite il voto al partito (che ha fatto la lista “da solo”).

    Sei stato eletto solo perche’ hai ricevuto i voti di quel partito. Te ne vuoi andare dal partito? Te ne vai anche dal parlamento!


  6. Aggiungiamo una guest star che si tende a dimenticare: il simpaticissimo Giulio Tremonti, che, eletto per il Patto Segni, permise col suo carpiato la nascita del primo governo Berlusconi, che al senato non aveva i numeri.

    Scelta oculata, a giudicare dai ritorni di riconoscenza che ne ha avuto.

  7. aghost Says:

    e come si chiamava il galantuomo che si candidò con di Pietro salvo passare, appena eletto, a forza italia? :D

  8. Alessio Says:

    io avrei votato no alle dimissioni di previti, così invece di andarsene di “sua” volontà sarebbe stato cacciato come meritava

    riguardo il cambiare partito dei parlamentari… un partito che non rispetta il suo programma elettorale o fa l’opposto non è uguale, se non peggio?

  9. Luca Rosso Says:

    Se posso dire la mia ritengo utile un cambio di casacca ma in cambio ci si dimette, essendo venute a mancare la condizioni per cui sei stato eletto.


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