Primi sul telecomando
agosto 10, 2007
Nessuno ne sentiva la mancanza, nessuno l’ha chiesto, nessuno l’ha voluto. Eppure il digitale terrestre ci viene imposto, con le buone o con le cattive.
Prima con gli incentivi di Stato sui decoder, poi con lo spegnimento per legge delle trasmissioni analogiche e la sparizione dei vecchi televisori, che non saranno più essere venduti. Volenti o nolenti, piaccia o meno, dovremo passare tutti al digitale terrestre di Stato. E metter mano al portafoglio, ovviamente: per comprare i decoder (uno ogni televisiore, ma questo mica l’hanno spiegato bene), e per comprare nuovi apparecchi.
E tutto per cosa? Per fare un piacere ai Signori della televisione. Perché chi già detiene le frequenze terrestri potrà moltiplicarne il loro valore grazie alla nuova tecnologia che permette di trasmettere sulla stessa frequenza più canali anziché uno solo.
Il duopolio Rai-Mediaset si rafforzerà dunque ulteriormente, a scapito soprattutto delle tv locali.
C’è poi una nuova gabola tecnica, questa storia della pre-sintonia sul telecomando, che sembra una stupidaggine ma che invece è una bella fregatura per le emittenti più piccole e a favore dei soliti noti. Col vecchio sistema l’utente sintonizzava i canali e poi se li ordinava per conto suo.
Col digitale terrestre invece la sintonia è assegnata a priori, per legge: ma con quale criterio? Quello di favorire lo status quo: ai primi tre posti i tre canali Rai, quindi i tre canali Mediaset. Dal 7° posto in poi si scatenerà la bagarre. Al 7° posto ci dovrebbe essere “La7”, ma non è detto.
La preoccupazione più grande comunque è per le emittenti locali. I primi 6 canali saranno dunque del duopolio Rai-Mediaset, che accamperanno ovviamente diritti sulla numerazione successiva per i loro nuovi canali, quindi verranno le altre tv con diffusione nazionale e infine le tv locali, che saranno confinate dopo la 15a o 20a posizione sul telecomando. Tutto questo sembrerebbe insignificante ma in realtà comporterà per le piccole emittenti una perdita progressiva di audience perché “introvabili” sul telecomando. Ben pochi infatti “scanalano” abitualmente oltre i primi 10 o 20 canali sintonizzati.
Insomma un’autentica beffa per chi si era illuso che il digitale terrestre avrebbe indebolito il duopolio e aperto il mercato ad altri soggetti.
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agosto 10, 2007 at 12:50 PM
Sai che sono un webecologista, e dunque, a mo’ di commento, riciclo queste righe scritte nel 2005:
beh, per me l’evidenza e’ che le compagnie di telecomunicazione, che stanno macinando miliardi di introiti dall’inizio dell’era della telefonia mobile, hanno un approccio al loro business da mungitori di vacche. e stop. spremere soldi ai clienti-vacche e’ il loro unico obiettivo, e l’idea di reinvestire parte dei loro spropositati guadagni in ricerca o ammodernamenti infrastrutturali apparira’ loro esotica sin che non sara’ resa necessaria da eventuali mutamenti del mercato. in altre parole: sin che lo stato attuale delle cose permettera’ loro di macinare enormi moli di soldi facili, non alzeranno un dito per far altro.
la mia impressione e’ che tale atteggiamento non sia per altro esclusivo appannaggio di dette aziende, ma sia un trend caratteristico dell’attuale italian way of making money. direi che il nodo critico risiede in una questione culturale, o meglio, in una tristissima mancanza di cultura: il nostro ceto dirigente e’ composto perlopiu’ da una stolida massa di gestori (e non da intraprenditori) privi di una reale cultura d’impresa (per non parlare di cose aliene come la sensibilita’ per ricerca e sviluppo). di questo passo, l’Italia potrebbe divenire una sorta di ghetto ipotecnologizzato dell’occidente sviluppato, con reti marce e arretrate, incapace di assorbire le novita’ sviluppate altrove: ma con 50 milioni di vacche attaccate ai cellulari da mane a sera a macinare consumi da sogno – il che e’ piu’ che sufficiente per far contenti i quattrooquantisono ricchi ma miserandi gestori nazionali delle telecomunicazioni.
agosto 10, 2007 at 1:26 PM
E’ da tempo che non guardo la TV, se non saltuariamente e per mandare in stand-by il cervello. Ho un televisore comprato in saldi nel ’99, quando hanno oscurato rete 4 e rai 2 semplicemente non li ho più guardati.
Ho un decoder, ma non l’ho mai installato.
Uso internet con soddisfazione con un pc comprato a gennaio del 2001. Se dovessi comprarne uno nuovo imparerò a usare Linux perché non ci penso proprio a farmi controllare la vita da Vista.
Il grosso guaio è che per poter avere voce in capitolo in queste situazioni bisogna avere il coraggio di rinunciare. E non è facile: la televisione è un soprammobile che fa parte anche della nostra memoria storica di bambini…
agosto 10, 2007 at 3:08 PM
[comunicazione di servizio: oltre che webecologista, so’ pure rincojonito. il commento era per il post sulla tim, ovviamente. so mica come è finito qui…]