Gli stipendi dei manager non sono mai in crisi

settembre 19, 2007

Per caso mi è capitato sottomano un piccolo trattato navale. Nel capitolo dedicato alle antiche galere veneziane (imbarcazioni a remi del 1600), è riportata la paga mensile dell’equipaggio:

 

Come si vede, tra il capitano e il cordaio il rapporto è grosso modo di 1 a 10. Il comandante della nave insomma pigliava circa 10 volte lo stipendio dell’ultimo marinaio.

In epoca moderna, nel nostro paese nell’ultimo dopoguerra il rapporto tra lo stipendio del padrone della fabbrica e quello di un operaio era circa 50 a 1.

Oggi i manager moderni guadagnano anche 500 volte lo stipendio di un loro impiegato. Non c’è qualcosa che stride in tutto questo?

14 Responses to “Gli stipendi dei manager non sono mai in crisi”

  1. Uyulala Says:

    Si, qualcosa c’è. E’ che un tempo non c’era la democrazia e oggi invece c’è :-(

  2. frap1964 Says:

    Un tempo non c’erano le stock options, oggi sì.

  3. Kijio Says:

    evabe’ .. prima … c’era pure la jure-primenoctis .. ci manca solo che il governo lo istituisca di nuovo .. LOL …

  4. francesco Says:

    il capitano non e’ capitano per merito ma ci e’ arrivato…

  5. Luca Rosso Says:

    Fra l’altro le stock option e simili sono tassate molto meno del resto dei redditi e delle rendite.

    E nemmeno hanno fatto ancora qualcosa per parificare questo stato di cose. E su questo fanno pure mala informazione parlando di rendite in generale ai vari tg.


  6. Quello che stride, nella mia umile opinione e con buona pace di Mazza, è la mancanza di una bella dose di buoni, sani, vecchi e terapeutici calci nel culo.

    GIANCARLO CIMOLI
    Nel 1996 il governo Prodi lo sceglie come risanatore delle Ferrovie dello Stato dopo la discutibile gestione di Lorenzo Necci, coinvolto nell’inchiesta mani pulite. Guida il gruppo ferroviario per otto anni procedendo ad uno snellimento del personale ed alla societarizzazione delle varie attività. Durante il suo mandato nascono Trenitalia, Rfi, Grandi Stazioni. Per un breve periodo il Tesoro gli affianca come presidente l’economista Claudio Demattè, ex presidente della Rai e rettore della Luiss.
    i risultati della sua amministrazione sono deleteri e portano le Ferrovie Italiane al disastro economico e ad una totale innefficenza del servizio. Lascia FS nel 2004 con un premio di buona uscita di 6 milioni e 700.000 euro e viene nominato al vertice della compagnia Alitalia.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Giancarlo_Cimoli

    Alitalia, nonostante le migliaia di dipendenti in cassa integrazione a rotazione, i contributi statali per quasi sette milioni di euro stanziati negli ultimi anni, ha perdite per un milione di euro al giorno, che la pongono in una situazione definita dall’attuale esecutivo “completamente fuori controllo”.
    Nonostante questo, l’amministratore delegato Giancarlo Cimoli ha visto, nell’anno 2005 il suo stipendio raddoppiato fino a quasi 3 milioni di euro l’anno, (6 volte lo stipendio dell’ amministratore di Air France e il triplo dell’amministratore di British Airways, compagnie con bilanci in utile) e la sua liquidazione ammonta a 8 milioni di euro.

    http://www.comincialitalia.net/interna.asp?id_tipologia=2&id_articolo=1087&pagina=2

  7. aghost Says:

    luca si ma la vera domanda è: perché Cimoli è stato messo li? Perché è stato messo in Alitalia dopo il disastro ferroviario in fs?


  8. Ma ovviamente per questioni di do ut des e di relazioni tra potentati economicopolitici del tutto aliene a qualsiasi vaga problematica di corretta amministrazione o di politica industriale.

    Privatizzare le ex aziende statali italiane (sip, fs, alitalia etc) ha significato semplicemente regalarle a un branco di grandi capitalisti del tutto privi di cultura industriale ma bravissimi nelle partite di giro e nei maneggi finanziari, affinché se le sbranassero, letteralmente, svuotandole delle grandi ricchezze “strutturali” che avevano (costruite, ricordiamolo, in cinquant’anni di denaro pubblico ivi investito), e mantenendone intatti, o peggiorandoli, i bilanci disastrati. La succosa polpa dei patrimoni immobiliari, dei pochi compartimenti sani e produttivi, è stata venduta, monetizzata, ed intascata: rimangono i gusci rugginosi e scalcagnati mantenuti artificialmente in vita quantomeno per assorbire i contributi statali e pomparne via i lauti stipendi dei dirigenti e qualche diveidendo per gli azionisti amici (invece quelli piccoli e diffusi, ovviamente, posso tranquillamente andare a prenderselo nel culo).

    Se non fosse per questo, e incapaci come sono di fare alcunché di relamente produttivo, i grandi manager soliti noti, quelli che guadagnano più di qualsiasi loro analogo europeo, se ne sarebbero già tirati fuori (e c’è chi ha già cominciato, vedi tronchetti provera).

  9. MFP Says:

    Torno a chiedere: se mio nonno produceva 1 automobile al mese, mio padre 1 a settimana grazie alla tecnologia, io 1 al giorno grazie all’ultratecnologia… perchè continuiamo a lavorare tutto il mese, e con stipendi più bassi dei nonni, anche se produciamo 30 volte i nostri nonni? Chi si pappa la nostra ricchezza?

  10. aghost Says:

    mfp, tuo nonno batteva la fiacca :PPP

  11. superbisco Says:

    Beh, diciamo che forse una volta fare il capitano significava – e ripeto forse – capirne qualcosa in più, rispetto al cordaio.

    Oggi prendi quell’inutile mezzo uomo che è Cimoli e lo metti in Alitalia per quale assurdo motivo?

  12. superbisco Says:

    Riguardo le stock options. Negli USA, a quanto ho capito, funziona più o meno così: i redditi immobili – quelli che non fanno circolare il denaro – vengono tassati più dei soldi che invece vengono investiti.

    Questo per permettere di far girare l’economia. Che sia giusto o sbagliato, ha un senso.
    ricordo che la crisi del ’29 è durata circa 3 anni, poi si è ripresa – se succedeva in Italia eravamo ancora col culo per terra e i nostri politici ancora ce lo rinfacciavano – come fosse colpa nostra.

    Le stock options non devono essere viste come un reddito qualunque altrimenti lo sfruttamento della borsa come fonte di reddito-sul-potere-d-acquisto, giusto o sbagliato che sia, non avrebbe più senso.

  13. Luca Rosso Says:

    Diciamo che… bisogna cambiare tutti i vertici ed il prima possibile. Bisognerebbe, volevo dire! ;-D

  14. FULVIO FONZI Says:

    Quale contratto collettivo di lavoro viene applicato nel servizio pubblico RAI-TV? Così ci facciamo un’idea delle famiglie “pappone”


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