La fine della carta
novembre 8, 2007
Siccome sto traslocando, mi sono reso conto un’altra volta dell’assurdo spreco di carta che facciamo. Compro più giornali e riviste di quante ne butto, e così si accumulano in casa cataste di carta che poi, quando hanno raggiunto il livello di guardia (nel senso che non entro più nella stanza), devo smaltire con una certa difficoltà. Le riviste di informatica, per esempio, le tengo perché non “si sa mai”, ma poi, quando capita di cercare qualche articolo utile, l’argomento è vecchio di mesi o addirittura di anni, quindi inutile. E non parliamo dei quotidiani: passati due giorni, sono da buttare.
L’uso della carta non ha più senso: pensiamo solo allo spreco di risorse per produrre carta che poi finisce in brevissimo tempo nel cassonetto, ai costi notevoli del riciclo. Seguirà la stessa sorte della musica, magari più tardi. I Radiohead che vendono la loro musica in rete, addirittura lasciando la libertà al consumatore di fissare il prezzo (e persino quella di non cacciare una lira) segna una svolta epocale. Il supporto e la distribuzione tradizionali della musica sono superati, nonostante la fiera ma inutile resistenza dei produttori discografici. Il futuro della musica è in rete.
La carta resisterà più a lungo, perché è un supporto comodo e flessibile. Ma la soluzione è già dietro l’angolo: sarà probabilmente un supporto “ricaricabile” con quello che si vuole: giornali, libri, riviste, scaricati direttamente dalla rete. E’ inutile che si dica che il giornale è più comodo, o che il libro lo puoi leggere in treno e altre amenità. Questi supporti sono obsoleti, e spariranno come sono spariti gli LP o le audiocassette. Anche gli editori, le librerie e gli edicolanti dovranno prima o poi chiudere baracca, o riconvertirsi :)
Sarà meglio? Sarà peggio? Io sono ottimista. Una cosa è sicura: nulla sarà più come prima.
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novembre 8, 2007 at 2:51 PM
Infatti occorre assolutamente riciclare.
Ho cominciato due mesi fa a riciclare tutta la carta pulita che mi passava tra le mani.
Il mese scorso ho ampliato la mia raccolta separando anche la plastica.
Un po’ alla volta mi sono accorto di quanto non sia affatto faticoso e di quanto la tua coscienza alleggerisca il suo peso.
FATELO
novembre 8, 2007 at 3:12 PM
concordo pienamente
novembre 8, 2007 at 3:24 PM
però qualcuno scrisse “occorre che tutto cambi perchè tutto resti come prima”… sta a vedere che il Tomasi di Lampedusa c’ha azzeccato!
ciao! bel blog!
novembre 8, 2007 at 3:30 PM
Tornando al tema del post, l’evoluzione è quella che è, e la carta tenderà a cedere il passo al materiale informatico.
Io vedo 2 grandi problemi + 1 piccolo problema.
1) Più avanza la tecnologia, più cresce il rischio di perdita dell’informazione. I geroglifici sono arrivati fino a noi, una foto di nostra nonna è già bella che sbiadita.
2) L’inquinamento da materiali elettronici sarà un problema ben più grande di quello da carta.
3) Problemi legali (carta canta, ram volatile)
novembre 8, 2007 at 4:06 PM
superbisco: il problema dei supporti è vecchio come l’uomo :) E comnunque puoi sempre stampare una foto di tua nonna su una stele di pietra :D
L’inquinamento dei materiali elettronici non so, forse non sarebbe più grave di tanti altri…
Problemi legali: si ora è cosi, ma ormai con la tecnologia puoi falsificare tutto, non è che il pezzo di carta sia cosi sicuro, o no?
novembre 8, 2007 at 9:00 PM
Sparirà la carta? vaglielo a dire a quelli che pagano e incassano in nero
novembre 9, 2007 at 3:09 am
Superbisco: ci sono da tanti anni alternative migliori… e non devono per forza essere elettroniche.
Che se ne sappia, la canapa indiana e’ la pianta usata da piu’ tempo dall’uomo… e anche per fare la carta. E’ il triangolo “Rockfeller – Herst – Mellow” aka “petroliere che si commenta da solo – editoria popolare come Cosmopolitan, e produzione di carta da albero – ministro del tesoro usa, petroliere con la Guf Oil, suocero di Anslinger capo della narcotici, nonche’ con le mani in pasta nell’invenzione e la produzione del nylon”… dicevo, e’ questo triangolo che ha cambiato le carte in tavola.
La carta di canapa indiana non necessita di derivati del petrolio per estrarre la lignina… e piantare la canapa significa mettere una pianta che restituisce oltre il 90% al terreno che l’ha cresciuta (i nutrienti stanno nei fiori, che per la carta di canapa non servono… si usa solo la polpa del busto della pianta… i fiori cadono a terra sul posto prima della raccolta dei fusti); il che significa che non serve molto concimare, e si puo’ fare una rotazione delle culture particolarmente lenta. Tra l’altro cresce piu’ o meno ovunque ci sia abbastanza sole e non troppo freddo (ie: non da te Aghost, ma in zone semi-desertiche si)… con necessita’ di pochissime attenzioni (anche di acqua gliene serve poca).
Probabilmente fino all’inizio del secolo era troppo costosa perche’ non esistevano macchine in grado di “trinciare” (staccare la corteccia). Ma proprio poco prima del 1937 fu inventata la prima macchina per trinciare. Il 1937 fu l’anno in cui comparve il Marjuana Tax Act che “tassava” (ma in realta’ metteva al bando indirettamente) la marijuana (il mostro definito “Frankenstein” dai giornali dell’epoca) per togliere dal mercato la canapa (un concorrente imbattibile del petrolio). Da notare che son due specie diverse e le han eliminate tutte e due.
Se si riesce a sbloccare questa situazione finalmente iniziamo a risparmiare qualche albero in Amazzonia… e senza inquinare con i prodotti elettronici (anche se sono dell’idea che oramai l’epaper e’ tra noi; si deve soltanto diffondere… 5-6 anni al massimo… e cominceremo ad averne di buona qualita’ a bassissimo prezzo e con peculiarita’ che impareremo ad apprezzare molto).
Aghost: il problema dal mio punto di vista e’ culturale. Noi stiamo facendo (oddio…facendo… ancora non c’e’ nulla di utile… per il momento sono solo scuse per passare decine di milio di soldi pubblici, a privati) cose come la carta di identita’ elettronica, ma non c’e’ la cultura sufficiente a gestire l’informazione correttamente. Fintanto che quelle poche regole necessarie e sufficienti non saranno corticalizzate in modo distribuito, e’ inutile parlare di sicurezza di un supporto… i sistemi possono essere anche sicuri, ma se la gente si scrive la password del pc segreteria-porto-di-mare su un post-it appiccicato sul monitor… e’ ovviamente solo una metafora.
Oscar: con un pizzico di impegno potremmo eliminare in una botta sola i pezzi di carta (moneta) troppo costosi che affittiamo delle banche, le tasse e pure almeno la meta’ del lavoro… cosi’ non ci sarebbe piu’ il problema del “pagamento in nero” ;)
novembre 12, 2007 at 5:26 PM
@agost:
“Problemi legali: si ora è cosi, ma ormai con la tecnologia puoi falsificare tutto, non è che il pezzo di carta sia cosi sicuro, o no?”
E’ molto più probabile che si distrugga l’hard disk, piuttosto che ti si bruci casa… (e qui mi gratto, se permettete).
novembre 21, 2007 at 6:33 PM
[…] al mese per ciascun blog.Il principio è lo stesso dell’I-pod per la musica. Tentativi di trasferire i libri in un comodo formato digitale si sono rivelati mezzi fallimenti negli anni passati: forse ora, vista l’illustre paternità […]