Tempi moderni
settembre 10, 2009
Ho preso una multa col radar, la famosa “trappola” del Radar di Egna (è nato un comitato di protesta che ci ha fatto addirittura un sito). Andavo alla folle velocità di 88 km/h su una tangenziale rettilinea e deserta dove c’era un limite improvviso di 70 km/h. Tenuto conto della tolleranza del radar del 5%, fanno ben 13 km/h oltre il limite consentito. Multa di 168 euro e via 5 punti dalla patente.
Alle Poste, dove sono andato a prendere la raccomandata, dopo una coda di 20 minuti l’impiegato ha rintracciato faticosamente la raccomandata dopo 10 minuti di ricerche. Per la verità prima in precedenza ho perso due ore per andare alle poste centrali, perché sul talloncino non c’era scritto che avrei potuto ritirarla nell’ufficio periferico.
Mi hanno dato una graziosa busta verdolina, contenente 4 fogli scritti fitti fitti fronte e retro, in italiano e tedesco. E un modulo col quale devo comunicare alla Polizia di Egna, con raccomandata, chi guidava la macchina, accludendo una fotocopia della patente, fronte/retro. Sul modulo da riempire devo apporre una scritta di mio pugno “il sosttoscritto nato a… residente a” eccetera eccetera, con firma in originale. Se non provvedo a comunicare i dati entro 60 giorni è prevista una pena pecuniaria di di 263 euro.
La notifica, se non pago entro i termini, costituisce titolo esecutivo per la riscossione coatta del debito (pignoramento). Ho ritirato la busta, firmando vari moduli, mentre l’impiegato dava vigorose timbrate, facendo rimbombare il banco e l’ufficio, su una serie di talloncini.
Ma non è della multa che voglio parlare. Stamattina alle poste ho fatto un’altra carta postepay. Sulla prima mi hanno ciulato 50 euro e così voglio “neutralizzarla”. Mi danno 4 fogli informativi scritti fitti fitti e un modulo da riempire per la prima carica. Hanno già tutti i miei dati ma bisogna di nuovo compilare il modulo: “io sottoscritto.. nato a… residente a… ” con documento di identità tipo….numero… rilsaciato a… da… in data…”, con numero fiscale….. Consegno la carta d’identità, che l’impiegata provvede a fotocopiare, e il talloncino verde del codice fiscale, che avevo con me per puro caso (sennò la tipa mi rimandava a casa).
Mi danno dei moduli da firmare 4 volte (firmi qui, qui, qui e qui), poi la dichiarazione per la privacy, altre due firme. Infine mi consegnano 2 buste, una con la carta postepay, l’altra col “codice segreto”. Pago anche una bolletta, e ogni volta resto sempre affascinato dall’impiegata che, dopo aver fatto passare il modulo nella macchinetta, prende la metà di un foglio A4 tagliato a mano, e con le forbici lo ritaglia ancora a metà e lo infila nella stampante per stampare la ricevuta. Ho pagato col bancomat, alle poste ne hanno uno speciale tutto loro, coi tastini che spesso si inceppano. Tempo per tutta l’operazione: circa un quarto d’ora.
Un’altra cosa fantastica è il pagamento delle bollette in banca: che però bisogna pagare “cash”, la banca infatti non accetta il bancomat, neppure il suo! Cosi l’altro giorno ho dovuto uscire dalla banca, ritirare i soldi col bancomat della banca stessa, tornare dentro, rifare la fila e pagare finalmente, trionfante, la bolletta. Sono i nostri tempi moderni. Ma si può?
Sono uscito pensando che questo paese è irrimediabilmente perduto. Anche perché se automatizzassero tutte queste operazioni inutili e demenziali, con sprechi di carta assurdi, e soprattutto che fanno perdere un sacco di tempo a un sacco di persone, per esempio il timbratore poderoso che timbrava le buste con l’inchiostro con energici “sbam!”, esattamente come nell’Ottocento, sarebbe probabilmente a spasso.

settembre 10, 2009 at 11:57 PM
Perche’ tu non hai lavorato in un ufficio pubblico in passato altrimenti sapresti che c’e’ ( in alcuni) anche la differenza tra un timbro rotondo ed un timbro quadrato … ( ebbene si lo confesso a td ho fatto anche il timbratore)….
Comunque debbo dire che fino ad ora ( sgrat sgrat mi tocco) la domiciliazione delle bollette in posta funziona….
settembre 11, 2009 at 7:20 am
e che differenza c’è tra il timbro tondo e quello quadrato? Ed è mai possibile che nel terzo millennio le Poste usino ancora i timbri con nell’ottocento, tra l’altro sempre scoloritissimi e che si leggono a stento…
settembre 11, 2009 at 7:48 am
[…] intorno a mezzanotte ho aperto il sito delle Poste per fare alcune operazioni con la nuova postepay e sono rimasto di sasso: è apparso l’avviso: servizio non disponibile: il servizio è […]
settembre 11, 2009 at 11:35 am
dipende da ufficio ad ufficio, non parlo naturalmente delle poste, ma una volta quello quadrato era per ricevuta , pagamenti ect quello tondo solo per presa visione o controllo. mettere quello tondo al posto di quello privato invalidava la pratica….
P.s. comunque era una lavoro da DIO…. nessuno ti rompeva i c….. e se qualcuno lo faceva improvvisamente si fermava la timbratura e niente andava piu’ avanti…. se ci pensi puo’ accadere anche adesso….
settembre 11, 2009 at 2:14 PM
Aghost, l’informatizzazione e l’automazione e’ rimasta tutta bloccata da piu’ di 20 anni. Pensa quanto sarebbe bello se ti potessi limitare a strisciare la tua carta di identita’ e lasciare che tutti quei moduli se li compili il drone (un computer programmato per riempire le caselle dei moduli). Tecnologicamente e’ possibile da 20 anni (almeno; io faccio coincidere tutto con cio’ che mi compete, ma andando a scavare nelle pubblicazioni accademiche, dell’Accademia dei Lincei, etc. si scopre che erano temi gia’ affrontati e risolti prima dell’informatizzazione di massa).
Tecnicamente ci sono 2 enormi problemi (eventualmente collassabili in uno solo):
– l’identita’ (privacy).
– l’affidabilita’ (trust).
Oggi sono entrambe garantite da Lo Stato e tutto cio’ che ne consegue, che conosci. Anagrafe, polizia, dipendenza dal voto, rappresentanza, etc. E cioe’ ognuno e tutti abbiamo fiducia ne Lo Stato che garantisce la carta d’identita’ (e che non sia falsa, etc). E ogni amministrazione (pubblica e privata; Poste Italiane, come anche una qualsiasi azienda) produce la burocratia necessaria ad appoggiarsi su questa infrastruttura: i 4 moduli fronte-retro scritti fitti-fitti necessari ad avere una postepay o pagare una multa. E raccoglie i dati necessari ad operare; moltiplicando le banche dati esistenti, e moltiplicando i punti in cui e’ possibile accedere ai dati personali di una persona (ie: spendendo piu’ volte i soldi necessari a memorizzare gli stessi dati, e aumentando statisticamente il rischio di violazioni della privacy, vuoi per furto o vuoi per poca professionalita’ informatica dei tanti che in quel modo hanno accesso ai dati… ragion per cui ad un certo punto venne pensata una legge sulla privacy che, ti piaccia o no, e nonostante fosse imperfetta, e’ stata un dono della provvidenza).
L’alternativa non puo’ pero’ essere una semplice automazione dell’esistente, che e’ una struttura civile centralizzata; perche’ implica che ogni amministrazione aggreghi dati piu’ o meno arbitrariamente incrociando database di natura diversa (anagrafe, sanita’, casellario giudiziario, etc); e cioe’ il computer de Le Poste dovrebbe andare ad interrogare le altre amministrazioni… e quindi bisognerebbe definire quali dati sono accessibili ad ogni amministrazione. E non mi piace molto: perche’ che l’addetto de Le Poste (magari un po’ Picchiatello!) sappia che io c’ho un erpes genitale (preso quando a 18 anni andai con una mignotta) e 2 arresti per stupro (entrambi scontati in galera), non mi va molto a genio. Io oggi sono una persona diversa e mite, lavoratore onesto; 10 anni di galera mi hanno abbassato le orecchie; chiunque viene a sapere dei miei trascorsi turbolenti mi ri-giudica per quello che ero, e cosi’ faranno tutti gli altri a cui lo raccontera’; facendomi ri-scontare pene infinite finche’ campo. Peggio se anche ogni azienda privata fa lo stesso per poter compilare la fattura che gli viene richiesta da Lo Stato. Cmq, erpes e stupri e’ solo un esempio; qualunque accesso ai dati che descrivono anche una persona sempre ligia e rispettosa – che magari s’e’ beccata l’aids dal dentista – e’ potenzialmente pericoloso per la sua socialita’.
L’unica alternativa dunque concretizzabile, realmente innovativa, e su cui conviene investire, e’ quella in cui i dati rimangono fermi sul drone della persona stessa; la quale indichera’ al suo majordomo elettronico quale dato e’ pubblico, quale e’ accessibile agli amici, quale alla comunita’ locale, etc. Se vuoi pubblicizzare che hai un erpes, che mangi tofu e nutella, che non sei etero, o che sei appassionato di fotografia… cazzi tuoi insomma. In quel contesto una legge nazionale sulla privacy diventerebbe inutile: i dati escono quando tu li vuoi fare uscire, e se tu li vuoi far uscire… diamine… ne sei il titolare… sono affari sacrosantemente tuoi e di nessun altro. Quindi, se per esempio sei alla Posta per una postepay, tu strisci la tua carta d’identita’ nel lettore per avere il menu’ delle pratiche possibili, pigi il pulsantino “nuova postepay”, il computer delle Poste interroga un altro computer e ti sforna immediatamente una postepay. In 30 secondi sei operativo con la nuova postepay; e poi magari passi gli altri 14 minuti a farti due chiacchiere con qualcuno della posta per sapere che c’e’ di nuovo sul fronte delle postepay (che non fa mai male; ad esempio io scoprii che di notte non funzionavano la prima volta che mi trovavo in un’altra citta’, di notte, ed avevo avuto problemi con l’albergo… non e’ stata un’esperienza piacevole; sarebbe stato meglio farsi due chiacchiere con un PR delle poste prima di ritrovarsi in quella situazione).
Cosa accade dietro le quinte? Che il computer delle poste interroga quello del comune di appartenenza (indicato da una chiave crittografica sulla tua carta d’identita’ che hai gia’ strisciato nel chiosco elettronico della posta): “Chiave 0x12345 chiede carta di credito ricaricabile, e’ affidabile?”. Il computer del comune di appartenenza segue le sue procedure locali (ie: verifica tutto il necessario, interroga la Comunita’ Locale a cui tu appartieni, la quale a sua volta segue le sue procedure ancora piu’ locali per restituire un si o un no) e risponde qualcosa tipo: “Si, per quell’operazione e’ affidabile, garante chiave 0x67890”. E ti viene emessa la postepay senza che Le Poste neanche sappiano chi sei (ie: neanche il dato piu’ importante, l’identita’, e’ comunicato a terzi; e quindi nessuno potra’ sapere che tal Aghost fa incetta di bambole gonfiabili giapponesi e vibratori anali per ciclopi, usando una postepay). In caso la postepay e’ usata impropriamente, Le Poste interpellano un giudice; se il giudice decide che c’e’ fumus a sufficienza fa partire la procedura di risoluzione dei conflitti: il computer del giudice chiede al computer del Comune l’identita’ della chiave 0x67890, parla con il responsabile di quella chiave (che potresti essere tu stesso, o qualcuno del Comune, o della Comunita’ Locale, tuo papa’, il tuo pappone/magnaccia/agente, il tuo datore di lavoro, etc; dipende da come e’ organizzato il comune e la comunita’ locale a cui appartieni), e continua cosi’ fino a che l’eventuale danno cagionato non sara’ messo a paro (non importa da chi; a Le Poste occorre soltanto recuperare un maltolto; poi se secondo le procedure del tuo comune e della tua comunita’ locale, si fa colletta o devi pagare tu vendendoti casa, o addirittura perdendo il diritto alla proprieta’ privata perche’ hai fatto un danno tale da non poterlo ripagare finche’ campi… ed e’ tutto conforme ai dettami Costituzionali… affari vostri). Il tutto senza permettere a nessuno di avere dati sulla tua persona, senza fare file burocratiche infinite, senza farti il fegato cattivo.
Tecnicamente c’e’ gia’ tutto; manca soltanto la consapevolezza che e’ possibile.
settembre 11, 2009 at 2:26 PM
ma appunto, manca la volontà o forse la capacità di organizzarsi. Per restare all’esempio banale delle poste, ha senso che per ricaricare la carta debba riempire ogni volta il modulo ed esibire il codice fiscale?. Hanno gia tutti i dati! Come dicevi tu, basterebbe una strisciata tipo bancomat, che ci vuole? Se con questo sistema prelevano denari dal mio conto, per quale assurda ragione dev’essere più complicato metterceli?
Poi considera il tempo perso dall’impiegata a scribacchiare moduli (e non contiamo il mio di tempo, perso comunque), moltiplicalo per x impiegati delle poste e avrai un monte ore sprecato per stupidaggini, un costo enorme per l’azienda. Certo magari preferiscono cosi’ perché altrimenti non saprebbero come sistemare varie migliaia di assunzioni clientelari…
settembre 11, 2009 at 3:38 PM
Ag penso non sia solo il come sistemare migliaia di assunzioni clientelari, ma quello di porre colui o colei che lavora in stato stress ( cosi’ produce di piu’) oltreche’ mancati investimenti perche’ i soldi (quelli veri) vanno ai manager.
Poi se parliamo di poste avete mai visto le rettifiche fatte ai vecchi buoni postali o ai libretti di risparmio ? con la macchina da scrivere olivetti del’50 …..
settembre 11, 2009 at 3:44 PM
Che ci vuole!? Aghost, ci vuole che tu muovi il culo.
Non sono le istituzioni che ammancano di qualcosa… sei tu con i tuoi decoder DTT, la tua inerzia, e la tua resistenza ad adottare una diversa architettura del trust (ie: distribuire il controllo democratico su 200k piccole comunita’ locali), cosi’ come a fare l’enforcement dell’anonimato nel mondo digitale. Non lo conosci (normale; a ognuno il suo mestiere), ne hai paura (normale; l’ignoto, per fortuna, fa sempre paura), non hai fiducia nel prossimo (d’altronde a guardare sulle cronache cosi’ tanta intelligenza sprecata per inculare piuttosto che per costruire, non ti si puo’ dare torto; ma non siamo tutti delinquenti qui fuori, lo sai? Gli uomini problematici sono solo l’1%; sei sfiduciato solo perche’ date le nostre istituzioni farlocche, e’ difficile identificarli e incastrarli), e non ti fidi neanche di te stesso (hai paura di non riuscire a campare cambiando la natura delle istituzioni? Hai paura di non sapere fare qualcosa di utile o di non essere il migliore nel farlo? Hai paura di perdere quello che hai gia’ maturato in termini sociali ed economici?). Scrivere un blog di denuncia e’ facile… non dico che non sia importante, anzi (es: io sono qui a leggere; per me e’ importante)… ma e’ la parte facile; e infatti se navighi in rete ne trovi in quantita’ industriali (a cominciare da Beppe Grillo). Poi c’e’ la parte difficile; quella tecnica che, al di la’ dei desideri e le fobie, permette l’implementazione reale e funzionale. E infine c’e’ quella impossibile; quella politica. Tu, a quanto sembra, ti fermi alla prima, ignori la seconda, e usi la terza solo come termine di paragone negativo… non basta. In questo modo alimenti il malcontento (bene) ma non lo curi (malissimo). Strilli che ti fanno perdere tempo, ma non fai nulla per evitare quel danno in futuro. E su Internet gli strilli, i lamenti, i pianti, e la propaganda, si moltiplicano… rendendo de facto difficile trovare la poca informazione concreta di cui abbiamo di volta in volta bisogno. Guarda Google e confrontalo con il vecchio Altavista… trovi milioni di negozi che vendono qualcosa connesso alla tua chiave di ricerca, ma hai molta difficolta’ a trovare quel documento che descrive il funzionamento… il documento che ti fa crescere.
Le istituzioni sono una entita’ di fantasia che assicura da mangiare a tutte le assunzioni clientelari, compreso il tizio che timbra, ai 200.000 intermediari finanziari, ai partiti politici, ai giornalisti leccaculo, ai giudici menefreghisti, agli avvocati paraculi, ai consulenti tecnici pubblici, e alla malaimprenditoria connivente. Tutta gente che in caso di cambiamento non potrebbe piu’ contare sulle logiche familistiche che le hanno consentito di proliferare senza chiedersi se si sta rendendo utile o no; se si guadagna la minestra che mangia, o no. Come pretendi che siano le nostre istituzioni fallimentari e oramai anche scellerate, ad effettuare questo tipo di cambiamento? Quelle persone hanno interesse affinche’ tutto rimanga com’e’! E cioe’ che tu spenda o (tuoi) soldi o (tuo) tempo anche per fare la cosa piu’ semplice di questo mondo. Ti assicuro che e’ proprio questa la logica: farti spendere tempo inutilmente all’interno di un processo sociale predeterminabile pur sapendo che la realta’ – a quanto ne sa’ la scienza – e’ di natura probabilistica (ie: non determinabile a priori; e infatti ci sono danni costanti e crolli periodici). Si fa ad esempio quando si sviluppano i giochi (e i videogiochi): realizzare un gioco consiste proprio nell’escogitare un processo divertente che mantenga costantemente il giocatore nell’infausta scelta tra spendere tempo e spendere risorse (es: in Travian le risorse sono {grano,argilla,legno,ferro}; nella vita reale c’e’ una pericolosa confusione tra risorse {terra, acqua, oro, rame, petrolio, etc} e il denaro che le rappresenta tutte restringendo ai finanziari il compito di discernere). Sui webgame ad esempio, piu’ una persona rimane sul sito web a giocare, piu’ e’ probabile che clicki su un banner. Nell’ufficio de Le Poste, piu’ una persona deve attendere in fila, piu’ e’ probabile che compri il libro, il cd e il mutuo che e’ esposto nello scaffale a fianco alla coda…
settembre 12, 2009 at 3:15 am
Ok, bene l’analisi e la critica: d’accordo con Michele. Però come se ne esce? Entrando in politica cioè unendosi al sistema? O esiste un sistema alternativo e legale?
Viceversa sono d’accordo con il fare una critica pubblica (esempio su web), senza di essa non risalterebbero i problemi, non si innescherebbero dibattiti ;-)
settembre 12, 2009 at 7:44 am
caro mfp, tu mi accusi spesso di inerzia, e va bene, ma ciascuno nella vita si scava la sua nicchietta e cerca di viverci il più decentemente possibile :)
Chi fa il giornalista, chi il rockettaro, chi il poeta, l’impiegato alle poste o l’informatico, qualcun altro il presidente degli stati uniti. Ma non puoi pretendere che tutti facciano il presidente degli stati uniti, l’informatico o chessò io.
Tra l’altro il mio non pretende di essere “un blog di denuncia” (troppa grazia sant’antonio) ma, diciamo, di costume :)
Osservo, mi lamento e morta lì, non pretendo di cambiare il mondo, solo condividere alcune idee, nella speranza magari di una miglior consapevolezza globale tra me che scrivo e chi legge. Punto.
In passato ho “smosso anche io il culo”, che credi: per esempio nella famosa “battaglia delle raccomandate” contro Telecom Italia, io ed altri siamo riusciti ad avere, dopo due anni di tira e molla dove abbiamo mobilitato perfino un europarlamentare con tanto di interrogazione alla UE, la documentazione integrale del traffico telefonico, sia pure parzialmente oscurata dagli asterischi grazie a quel MONA di Rodotà. Sono stato il primo utente in Italia a ricevere la bolletta con la documentazione integrale delle telefonate (ti ricordi? telecom documentava solo le telefonate oltre x minuti o scatti).
Poi uno, cosa vuoi, ha anche altri interessi nella vita che non combattere “per la causa”, che spesso è un combattere contro i mulini a vento. Ciascuno fa quel che può e quel che si sente. Vuoi mettermi in croce per questo? :)))
Stiamo qui, si parla, si discute delle cose che ci interessano, mi pare già un discreto risultato :)
settembre 12, 2009 at 6:47 PM
Anche più che discreto, lo scambio di opinioni puo aiutare entrambi i discutenti a migliorarsi, l’importante è fare attenzione alla faziosità (vedi http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=380433 come esempio).
P.s. mi son segnato la postazione di Egna, dovessi passarci all’erta sto.
settembre 12, 2009 at 6:54 PM
si intenso, è una vera trappola :)
settembre 13, 2009 at 6:08 am
Luca, un metodo alternativo c’era, ma e’ stato bloccato a meta’ strada. All’inizio del secolo scorso un fisico, parlando con un altro fisico che si occupava di tutt’altro, scopri’ che l’informazione era matematicamente (e scientificamente; sono due cose diverse) correlata con la termodinamica (semplificando: S=-I; piu’ gli umani aumentano la confusione, meno informazione utile un umano trova e quindi produce). E noi – tra le altre cose – siamo macchine termodinamiche soggette a leggi fisiche ben precise come qualsiasi altra cosa (es: un motore a scoppio). Leggi fisiche che non sono neanche lontanamente influenzate da cose come “pensiero, amore e volonta’” (aka Libero Arbitrio, se sei un fondamentalista cristiano); e’ anzi il contrario (da qui si spiega perche’ i tecnici; cioe’ coloro che hanno una formazione prettamente scientifica, hanno delle percezioni extra-scienza… es: Hosfadter, Capra, Chaitlin… molto piu’ cogenti ed efficaci di tutti coloro che invece studiano le pseudoscienze umanistiche: la psicologia, la sociologia, l’arte e la letteratura, sono meri fenomeni emergenti dalle interazioni tra entita’ fisiche viste a vari livelli di ingrandimento… dai quanti, agli atomi, alle molecole, alle cellule… e i neuroni sono le uniche cellule del corpo umano che variano il loro coefficiente di membrana per trasportare informazione fino alla sinapsi, dopodiche’ si ritorna al livello piu’ basso, la chimica, etc; tant’e’ che di equazione che descrive un fenomeno fisico ce n’e’ una sola… mentre ad esempio la psicologia si basa su un arcipelago di assiomi tutti incoerenti tra loro come quasi se ci fossero piu’ psicologie… Freud, Yung, Bateson, etc). Da li’ (anni ’30; un periodo che per la scienza fu un vero e proprio miracolo di produzione grazie a Germania e Inghilterra) a pochi anni (Kennedy->McNamara->Universita’, ovvero Postel, Grenblatt e i loro piu’ giovani pupilli: Stallman, Reed, Cerf, etc) e’ nata Internet. Che ha proliferato grazie alla guida attenta di accademici, con ampia soddisfazione dei militari (il committente), e profitto per il mondo commerciale (fondamentalmente il mondo finanziario; con un vax sostituivano centinaia di ragionieri e comunicavano pseudo-realtime). Erano tempi in cui c’era ancora quella saggezza millenaria che un tempo portava i re a combattere le guerre usando solo il campione… in modo che l’esercito tornasse integro a coltivare, trasformare, commerciare. Meritocrazia dettata dalla necessita’. Il re perdente perdeva tutto, ma la vita continuava; e moriva un solo uomo, il migliore. Vuoi perche’ chi aveva vissuto la guerra non se l’era dimenticata; vuoi perche’ il militare (come il PM) e’ paranoico per educazione (enemy everywhere, seek and destroy); vuoi perche’ c’erano sognatori laici, e anche pretini convinti di quel che facevano, e anche misticismi vari non totalmente negativi (come gli oppiacei). Poi sono arrivate due generazioni di pidocchi parassiti ignoranti: neocon, berluscones, “liberi professionisti” (come mio padre) illusi da una abbondanza artificiale di potersi comprare quella liberta’. Ma come le Aquile in natura, sono rapaci: si strappano il cibo dalle mani anche in condizioni di abbondanza. E adesso che hanno rotto il tubetto nel tentativo di rimettere dentro il dentifricio… hanno cioe’ rotto il sistema… quel sistema che ti ostini a voler considerare. Ti ho gia’ spiegato come procedere; procedi per cerchi concentrici per costruire la tua falange. Al merge ci pensa Il Grande Verbale (ie: Internet); ci troverai gia’ scritto sopra tutti coloro di cui ti puoi fidare per risolvere problemi di entita’ superiore alle risorse e l’intelligenza interne alla tua falange. Stai tranquillo che non finiamo a fare una guerra… quello e’ impossibile… di scemi in giro ce ne sono tanti, ma non credo ne esistanto di sufficientemente scemi da voler fare guerra ai cinesi.
Aghost, ma chi t’ha detto di metterti a fare l’informatico… io, decisamente no; lascia perde… non ne vale la pena (grandi soddisfazioni, ma nessuno ti capisce). Quanto al “Presidente”; ti sto dicendo che non ne servono… che ci sono troppi ct della nazionale, e solo 11 giocatori… non che tutti debbano fare i presidenti di una qualche minchia! Non puoi fregartene di quelli che vengono dopo; e nel pensare solo a ricavarti la tua nicchia, lo stai facendo. Tutto qui. Quando poi un giorno qualcuno di quelli che vengono dopo dira’: “Aghost, vivo o morto?” stai tranquillo che cmq io spezzero’ una lancia in tuo favore: “E’ un caro ragazzo, pero’ ad un certo punto s’e’ incazzato col nano e gli altri zozzoni dell’epoca, e ha chiuso col mondo; s’e’ scavato la fossa con le sue mani pensando che fosse solo una nicchia, un locus naturale… morto magari no, ma ‘na purghetta gli fa bene; gliela posso confezionare io? C’ho un nuovo cocktail natural da provare e non ho cavie!” :)
In croce insomma, no; pero’ sul cesso si.
settembre 13, 2009 at 4:41 PM
Hai scritto:”Aghost, ci vuole che tu muovi il culo.”
E quindi? fai finta che sia un computer. Cosa dovrebbe fare a proposito di Poste? :-)
settembre 13, 2009 at 8:55 PM
Luca, Roma non e’ stata costruita in un giorno… il problema di Aghost con le Poste e’ uno dei danni passati. Passando alla metafora informatica: mancano le componenti fondamentali a far accendere il computer. Cioe’ mancano i lavoratori del materiale che pagano i lavoratori dell’immateriale su base meritocratica. Metti insieme la tua falange, stanzia a regime di procurement strategico i fondi per procurarti l’alternativa a Poste Italiane, e poi allora chiamo i miei amichetti a raccolta per fornire al tuo informatico le implementazioni tra cui scegliere, in tempo record, gli strumenti informativi di cui hai bisogno. Non li scomodo per un Aghost qualsiasi che prima porcella in privato, e poi coccodrilla sul blog. Hanno gia’ dato TUTTO, e neanche ve ne siete accorti.