Attenti alle banche e ai banchieri
ottobre 13, 2009
“Già serpeggiava il sospetto che le banche vedessero i clienti unicamente come polli da spennare. A fornire una conferma plateale a tale convinzione ha provveduto Divo Gronchi, direttore generale della Banca Popolare Italiana, dopo la dipartita ingloriosa del famigerato Gianpiero Fiorani, noto per gli spericolati maneggi col goverantore della Banca d’Italia, Antonio Fazio.
Era infatti venuto alla luce che a un milione di clienti erano stati addebitati, alla chetichella, 30 euro a testa per spese inventate, quando essa si chiamava ancora Banca Popolare di Lodi. Al che Gronchi nella trasmissione di Porta a Porta del 14 dicembre 2005 ammise il saccheggio, aggiungendo con la massima nonchalance: «Ma stiamo restituendo i soldi a chi ce li chiede». Dunque agli altri no. Come dire? «Con gli altri c’è andata bene: siamo riusciti a farli fessi».”
E’ un passo dell’ultima edizione del libro “Il risparmio tradito” di Beppe Scienza, ovvero l’inizio del capitolo intitolato “La banca, il tuo peggior nemico”. Beppe Scienza è un matematico, professore all’Università degli Studi di Torino, che da anni si batte contro le malefatte finanziarie, ovvvero i danni causati dal cosiddetto “riasparmio gestito“, i soldi che i risparmiatori affidano a banche e promotori finanziari.
La Banca Etica ha organizzato a Lodi (MI) un ciclo di conferenze, fra cui quella che Beppe Scienza terrà il prossimo venerdì 16 ottobre 2009 alle ore 21, all’Auditorium ITC “A. Bassi”, via Dante Alighieri 2, appunto a Lodi. Il titolo è “Il risparmio tradito: come difendersi dalle banche“. L’ingresso è libero.

Pubblicità progresso
ottobre 12, 2009
Chissà perché pubblicità simili non le vediamo mai in Italia, da noi si preferisce esaltare il “da 0 a 100 km/h in sec…”

Poste 3.0
settembre 11, 2009
Ieri intorno a mezzanotte ho aperto il sito delle Poste per fare alcune operazioni con la nuova postepay e sono rimasto di sasso: è apparso l’avviso:
servizio non disponibile:
il servizio è disponibile dalle ore 6.30 alle 23.30
Mi sono tornate subito in mente le Pagine Gialle, che agli albori di internet Telecom Italia faceva funzionare, biecamente, solo dalle 8.30 alle 22, ovvero in coincidenza della tariffa urbana nella fascia oraria più costosa. Una cosa medievale che per fortuna hanno tolto. Non mi spiego invece la postepay che funziona a orario. Qualcuno è in grado di fare delle ipotesi?
Le Poste Italiane non finiscono mai di stupirmi: dal raddoppio delle tariffe con la scusa della posta prioritaria, senza che nessuno dicesse nulla (lo Stato ad esempio, che dà il servizio in concessione e in monopolio), alla rivoluzione “organizzativa” degli uffici dove all’ingresso ora ci sono due macchine gialle incomprensibili che distribuiscono i biglietti per la coda, e che creano esse stessa una coda perché tutti si fermano per cercare di capirne la logica. A complicare tutto, sui display degli operatori non appaiono i normali numeri, ma lettere e numeri (A158, B168 eccetera).
Per non parlare delle Poste che si sono messe a offrire servizi finanziari, oppure a vendere libri o elettrodomestici. Ma perché? Forse se si concentrassero sul servizio per cui sono nate, smaltire la corrispondenza, sarebbe meglio o no?

Tempi moderni
settembre 10, 2009
Ho preso una multa col radar, la famosa “trappola” del Radar di Egna (è nato un comitato di protesta che ci ha fatto addirittura un sito). Andavo alla folle velocità di 88 km/h su una tangenziale rettilinea e deserta dove c’era un limite improvviso di 70 km/h. Tenuto conto della tolleranza del radar del 5%, fanno ben 13 km/h oltre il limite consentito. Multa di 168 euro e via 5 punti dalla patente.
Alle Poste, dove sono andato a prendere la raccomandata, dopo una coda di 20 minuti l’impiegato ha rintracciato faticosamente la raccomandata dopo 10 minuti di ricerche. Per la verità prima in precedenza ho perso due ore per andare alle poste centrali, perché sul talloncino non c’era scritto che avrei potuto ritirarla nell’ufficio periferico.
Mi hanno dato una graziosa busta verdolina, contenente 4 fogli scritti fitti fitti fronte e retro, in italiano e tedesco. E un modulo col quale devo comunicare alla Polizia di Egna, con raccomandata, chi guidava la macchina, accludendo una fotocopia della patente, fronte/retro. Sul modulo da riempire devo apporre una scritta di mio pugno “il sosttoscritto nato a… residente a” eccetera eccetera, con firma in originale. Se non provvedo a comunicare i dati entro 60 giorni è prevista una pena pecuniaria di di 263 euro.
La notifica, se non pago entro i termini, costituisce titolo esecutivo per la riscossione coatta del debito (pignoramento). Ho ritirato la busta, firmando vari moduli, mentre l’impiegato dava vigorose timbrate, facendo rimbombare il banco e l’ufficio, su una serie di talloncini.
Ma non è della multa che voglio parlare. Stamattina alle poste ho fatto un’altra carta postepay. Sulla prima mi hanno ciulato 50 euro e così voglio “neutralizzarla”. Mi danno 4 fogli informativi scritti fitti fitti e un modulo da riempire per la prima carica. Hanno già tutti i miei dati ma bisogna di nuovo compilare il modulo: “io sottoscritto.. nato a… residente a… ” con documento di identità tipo….numero… rilsaciato a… da… in data…”, con numero fiscale….. Consegno la carta d’identità, che l’impiegata provvede a fotocopiare, e il talloncino verde del codice fiscale, che avevo con me per puro caso (sennò la tipa mi rimandava a casa).
Mi danno dei moduli da firmare 4 volte (firmi qui, qui, qui e qui), poi la dichiarazione per la privacy, altre due firme. Infine mi consegnano 2 buste, una con la carta postepay, l’altra col “codice segreto”. Pago anche una bolletta, e ogni volta resto sempre affascinato dall’impiegata che, dopo aver fatto passare il modulo nella macchinetta, prende la metà di un foglio A4 tagliato a mano, e con le forbici lo ritaglia ancora a metà e lo infila nella stampante per stampare la ricevuta. Ho pagato col bancomat, alle poste ne hanno uno speciale tutto loro, coi tastini che spesso si inceppano. Tempo per tutta l’operazione: circa un quarto d’ora.
Un’altra cosa fantastica è il pagamento delle bollette in banca: che però bisogna pagare “cash”, la banca infatti non accetta il bancomat, neppure il suo! Cosi l’altro giorno ho dovuto uscire dalla banca, ritirare i soldi col bancomat della banca stessa, tornare dentro, rifare la fila e pagare finalmente, trionfante, la bolletta. Sono i nostri tempi moderni. Ma si può?
Sono uscito pensando che questo paese è irrimediabilmente perduto. Anche perché se automatizzassero tutte queste operazioni inutili e demenziali, con sprechi di carta assurdi, e soprattutto che fanno perdere un sacco di tempo a un sacco di persone, per esempio il timbratore poderoso che timbrava le buste con l’inchiostro con energici “sbam!”, esattamente come nell’Ottocento, sarebbe probabilmente a spasso.

Metti un Zuckerberg italiano
agosto 15, 2009
La storia di Mark Zuckerberg ha dell’incredibile, e poteva succedere solo in America. A soli 19 anni si inventa Facebook, il “libro delle facce” che, nato inizialmente per tenere in contatto gli studenti dell’università di Harward, in pochi anni si diffonde in tutto il mondo con oltre 250 milioni di iscritti, diventando una delle maggiori reti sociali di internet e rendendo Zuckerberg straricco.
La rivista statunitense Forbes lo ha nominato “Il più giovane miliardario del mondo”, con un patrimonio netto stimato intorno al miliardo e mezzo di dollari. Ha venduto alla Microsoft l’1,6% della sua Facebook per 240 milioni di dollari, facendo lievitare il valore della società a 15 miliardi di dollari.
Mi sono immaginato uno Zuckerberg italiano, in lotta con la tariffa urbana a tempo, o con l’adsl a consumo di Telecom Italia a 2 euro l’ora a casa di mamma e papà, fare esperimenti sulla sua idea. E poi andare in banca, a chiedere un finanziamento.
E mi sono immaginato il direttore di banca… macché direttore, un funzionario… neanche, un impiegato nel suo ufficietto che, con un sorrisino sulla bocca, gli chiede con aria di sufficienza: “Ma caro signor Zuckerberg, quali garanzie ci offre? Non ha neppure uno stipendio… I suoi genitori hanno terreni, case o altri beni immobili, oltre agli stipendi? E poi, scusi se glielo dico, ma a chi vuole che interessi questo libro delle facce?”.
Ho immaginato il giovine Mark uscire dalla banca a testa bassa, con l’idea triste di accettare quel lavoro nel call center a 400 euro il mese… rinnovabile ogni tre.

Lo Stato ci strangola
agosto 14, 2009
Dopo un incontro particolarmente «salato» con un idraulico, mi sono chiesto: ma a lui quanto resta in tasca? Il risultato mi ha sorpreso. Io ho pagato 1200 euro, ovvero 1000 euro più Iva. Sui mille euro, l’idraulico paga l’Inps (25%): restano 750 euro di profitto lordo. Sui 750 euro, vengono pagati l’Irap (4.75%) e si arriva a 718,12 euro e su questi l’Irpef.
Immaginando che dichiari almeno 28 mila euro l’anno, sui 718 pagherà il 38% di tasse. Rimangono 445,23 euro netti. In altre parole, dei miei 1200 euro, 755 vanno allo Stato, e 445 vanno a chi ha lavorato.
Giuseppe Fiorani
(lettera sul Corriere Della Sera del 24 marzo 2009)
Innse, padroni dal volto umano?
agosto 12, 2009
Attilio Camozzi
I quattro operai INNSE e il sindacalista della Fiom, dopo l’accordo raggiunto con il Guppo Camozzi, sono scesi dalla gru dopo otto giorni di “resistenza”. Hanno brindato fuori dai cancelli e riabbracciato le mogli, gli amici e i colleghi. «Non ho parole – ha detto un altro – è un’esperienza che non si può commentare»
«Ho molto rispetto per gli operai della Innse perché hanno sofferto, cercheremo di ricompensarli e sono ansioso di incontrarli» ha detto l’industriale bresciano Attilio Camozzi, ex-tornitore fino ai 29 anni ed ex sindacalista della Fiom, oggi a capo dell’omonimo gruppo internazionale da oltre 300 milioni di fatturato che ha acquistato la storica azienda metalmeccanica milanese. E sul presidio dei lavoratori durato più di un anno: «Hanno avuto le loro buone ragioni, perché permettere che un’azienda così venisse distrutta sarebbe stato veramente un delitto». «Faremo grossi lavori di meccanica – ha aggiunto – ci interessa fare occupazione e dare fiducia al personale. Per ora porteremo alcune nostre lavorazioni ma contiamo di realizzare anche progetti completamente nuovi».
Per poter far ripartire le macchine dal 1 ottobre entro la fine di settembre i Camozzi, insieme ai legali di parte, metteranno a punto il piano industriale e quello per gli ammortizzatori sociali relativi ai 49 operai che verranno assunti in blocco.
Una bella notizia insomma, e magari qualche “padrone dal volto umano” che ogni tanto salta fuori. Almeno si spera.

Sai cosa mangi?
agosto 4, 2009
Un film-documentario piuttosto inquietante su come funziona l’industria alimentare, o perlomeno di una parte non trascurabile. E’ la storia di Monsanto, una delle più potenti multinazionali specializzata in biotecnologie alimentari e la maggiore produttrice di sementi transgeniche al mondo (OGM – organismo geneticamente modificato). Il video è sottotitolato in italiano.
