ddlalfano.jpg

Trovo abbastanza patetico, e inutile, lo “sciopero dei blogger” indetto per oggi 14 luglio (ricorrenza della rivoluzione francese, figuriamoci). L’iniziativa è partita dal giornalista-blogger de l’Espresso, Alessandro Gilioli, a cui si è unito un migliaio circa di bloggaroli.

Com’è noto, lo sciopero è indirizzato contro il ddl Alfano che impone o imporrebbe, non è chiaro come al solito, l’obbligo di rettifica entro 48 ore anche ai titolari di blog, pena salate multe.

Intanto osservo che già ora le leggi vigenti consentono a chiunque si consideri diffamato di reagire a tutela della propria onorabilità. Ma ciò che non condivido è lo sciopero, il silenzio, laddove invece bisognerebbe far sentire maggiormente la propria voce. Sarebbe come non bere per protesta a chi ti impone il proibizionismo. E’ assurdo.

Il ddl Alfano è l’ennesima legge scritta con i piedi, ampiamente interpretabile secondo i casi, ma da applicare col pugno di ferro a chi rompe un po’ troppo le scatole. Si crea cioè ad arte quella situazione di incertezza legislativa che è il contrario della certezza del diritto, per cui tutti possiamo essere potenzialmente colti in fallo.

I media tradizionali finora se ne sono fregati altamente dei blogger, verrà il giorno che i blogger se ne fregheranno dei media mainstream. Perché questi non ci saranno più, o perché saranno drasticamente ridimensionati. Saremo finalmente tutti uguali e non ci sarà più chi è considerato importante solo perché pontifica da uno uno schermo televisivo o da un giornale (finanziato dai contribuenti).