Il posto fisso di Vespa

ottobre 23, 2009

vespa

Credo sia difficile trovare qualcuno che apprezzi il giornalismo di Bruno Vespa, contraltare pubblico di Emilio Fede nel privato. Questi due giornalisti sono ormai diventato il simbolo, a torto o a ragione, del giornalismo più deteriore, ruffiano e servile.

Nonostante questo la Rai, da anni, ha affidato al conduttore di Porta a Porta il monopolio dell’informazione di approfondimento su Rai Uno, la rete ammiraglia della Rai. In questo modo Vespa ha acquisito un potere enorme, che gli deriva per l’appunto dal fatto di gestire uno spazio così importante sulla principale rete di Stato come se fosse suo. Non contento di questo, Vespa si fa pagare uno stipendio faraonico: un milione e seicentomila euro l’anno. Insomma anche lui ha capito da tempo, come tanti altri supergiornalisti e forse prima di tutti, che il “posto fisso”, meglio ancora nell’ente pubblico e anche se nascosto sotto la foglia di fico di un contratto da esterno, è una pacchia come poche altre. Ma da quanti decenni Vespa lavora in Rai?

A qualcuno però sfugge che senza l’enorme spazio che gli è generosamente concesso sulla televisione di Stato, Vespa sarebbe ricondotto a più miti consigli e, soprattutto, a più modeste pretese, economiche e non. Senza l’occupazione in pianta stabile dello spazio serale su Raiuno, Vespa perderebbe gran parte del suo “appeal”, che in realtà è funzionale, più che gli utenti del servizio pubblico, ai partiti che spadroneggiano in Rai e che hanno bisogno del megafono permanente di Porta a Porta.

Anche ieri, per dire, abbiamo dovuto vedere Clemente Mastella che si difendeva dalle accuse che hanno travolto la moglie, Sandra Lonardo. Ma in quale altro paese del mondo il marito di un indagato, ed ex ministro, va sulla rete di Stato per difendere la moglie coinvolta in un’inchiesta ancora in corso su raccomandazioni e appalti pilotati?

Disservizio pubblico

aprile 28, 2009

Io non capisco nulla di giornalismo, ma nella giornata di ieri a parer mio LA NOTIZIA era, senza ombra di dubbio alcuno, l’influenza suina, che nel Messico ha già provocato 150 morti e ora rischia di espandersi in tutto il mondo. Aspettavo dunque la consueta puntata di Porta a Porta con una certa impazienza. Già mi vedevo Vespa sguazzare nel dramma con l’aria funebre, intervistare gli esperti (magari ci infilava anche la Parietti, ma pazienza) con la voce accorata. Insomma agognavo sapere.

Era una notizia “meravigliosa” infatti anche per i possibili ascolti: una pandemia, una nuova peste del millennio che terrorizza tutti, fantastico. Man mano che aspettavo l’orario d’inizio, m’è venuto però il tarlo del dubbio: vuoi vedere che Vespa si mette a parlare d’altro? Neanche a farlo apposta, all’ora fatidica scopro che la puntata è dedicata alla festa della liberazione del 25 aprile, ospite in studio Dario Franceschini. Ho girato immediatamente su Raitre.

Io non capisco nulla di giornalismo, eppure avrei giurato che ieri quella era la notizia. Per Vespa evidentemente no. Se proprio non si volevano inseguire gli ascolti, se non si volevano creare inutili allarmismi, forse valeva la pena fare almeno una trasmissione d’informazione per spiegare alla gente che stava succedendo, una trasmissione di servizio pubblico insomma.

Ma per la Rai che censura prontamente un vignettista, informare seriamente e tempestivamente dev’essere proprio una “mission impossible”.

Eutanasia dell’informazione

febbraio 10, 2009

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Pensate che stupido, quando ho sentito di sfuggita che, in concomitanza della morte di Eluana Englaro, Mentana si era improvvisamente dimesso, ho pensato: “Però: forse Mentana si è ribellato al solito baraccone del dolore che i media stavano sicuramente organizzando…”.

Sono andato a leggere e invece è il contrario. Si è dimesso perché a lui il baraccone non l’hanno permesso: perché in onda su Canale 5 ce n’era uno più grosso del suo, e cioè il Grande Fratello. Vespa e Fede ovviamente si erano già buttati a pesce sulla morte di Eluana con tanto di diretta. Perché a lui no?

Perché l’azienda non le ha lasciato spazio?” gli chiedono su Repubblica. “Business as usual. O, se preferisce, the show must go on” risponde grottescamente Mentana, che poi aggiunge: “Non è così che si fa informazione su una grande rete nazionale, non esiste solo l’audience. Eravamo pronti ad andare in onda, il Tg5 era pronto ad aprire finestre informative“.

Figuriamoci: perché lui cosa avrebbe inseguito col suo Matrix dedicato alla morte di Eluana? L’informazione? Come direbbero i suoi colleghi di Striscia: ma per favore…