Testa di carta

settembre 9, 2009

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Oggi sono rimasto sorpreso dal Corriere di De Bortoli: dopo essere rimasto zitto o quasi sullo scandalo “Mignottopoli”, portato avanti con caparbietà dal rivale La Repubblica di Ezio Mauro, ecco finalmente uno scoop, ovvero i verbali degli interrogatori di Tarantini, il ruffiano che procurava le escort a Berlusconi.

Con nuove rivelazioni piccanti, nomi e cognomi, dettagli sulle “30 ragazze” per le festicicciole del premier. Incredibilmente però sul sito del Corriere non c’è nulla di tutto questo, solo uno smilzo trafiletto col rilancio della notizia e il rimando alla copia cartacea! Ma come? – mi son detto- hai questa roba e invece di spararla in home page la tieni “nascosta” sul giornale di carta?

A me pare assurdo: il Corriere rivela, ancora una volta, la sua tragica mentalità ancora tutta “cartacea”… Nel pomeriggio, alle 15.33, il Corriere ha corretto la rotta e rimpolpato come si deve il pezzo on line. Ci voleva tanto? Certo così avrà forse guadagnato qualche copia di carta in edicola, ma ha perso terreno on line, dove ormai si combatte la prima linea.

Francesco Alberoni continuerà a tenere la sua rubrica “Pubblico&Privato” sul Corriere della Sera del lunedì. Ne dà notizia il settimanale  “Chi”, che aveva anticipato il tira e molla tra RCS e il famoso sociologo-scrittore (tranquilli, io la notizia l’ho appresa da L’Adige :).

Nell’ambito dei tagli previsti dal piano di ristrutturazione, la sua rubrica era stata cancellata e il suo contratto non rinnovato. Poi il Corriere ci ha ripensato e ha fatto marcia indietro, chiedendo però un “sacrificio economico” al suo editorialista. “In sostanza” ha spiegato Alberoni “guadagnerò di meno ma continuerò a scrivere il lunedì il mio “Pubblico&Privato”.

Siamo tutti molto contenti. Peccato solo che “Chi”, rivista gossipara per eccellenza, non abbia fatto uno sforzo e abbia omesso l’unico elemento interessante della notizia: ovvero qual era il compenso per la preziosa rubrica di monate dello scrittore, e quale sia stato il suo sacrificio economico.

Non per nulla, ma anche stavolta mi sono ricordato, come per l’altra gloriosa rubrica di puttanate targate Lina Sotis, che il gruppo RCS –  Corriere della Sera,  intasca 25 milioni di euro di finanziamento pubblico (venticinque, nel 2006, secondo il dipartimento Informazione e editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri). Insomma mi sembrava carino sapere come vengono compensati, coi soldi del contribuente, i sacrifici di Alberoni.

giannino

Oscar Giannino ha aperto un blog, dopo essere stato silurato come direttore di “Libero Mercato”, che è stato assorbito da Libero . Commentando lo smacco della Fiat in Germania, scrive testualmente “Sul blog posso essere chiaro, senza peli sulla lingua“.

Dal che se ne deduce che Giannino prima non poteva essere chiaro, e che aveva peli sulla lingua. E’ curioso che i giornalisti, che di norma scrivono peste e corna dei blog, ora trovino proprio sui blog una piccola oasi di libertà.

Pagare le notizie? Ah ah

Maggio 27, 2009

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Anna Masera su La Stampa si chiede, o meglio chiede ai suoi lettori, se sarebbero disposti a pagare le notizie. L’interrogativo, peraltro ormai annoso, è stato rilanciato dal convegno annuale organizzato dall’Osservatorio Permanente Giovani Editori.

I responsabili dell’informazione italiani si sono dimostrati d’accordo. “L‘era delle news gratis è vicina al tramonto”, “L’informazione non a pagamento è insostenibile” hanno affermato Giancarlo Cerutti, presidente del Sole 24 Ore, e John Elkann che guida l’Editrice La Stampa. Dello stesso parere anche Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera. «Credo che pagare le news online sia la strada da percorrere», ha esordito Elkann. D’accordo Cerutti, ma il presidente del Sole 24 Ore è cauto. Difficile, spiega, che «si possa passare da tutto gratis a tutto a pagamento. Insomma, il passaggio dovrà essere graduale». Una possibile ricetta arriva da De Bortoli. Il direttore del quotidiano di via Solferino ipotizza una «sfida dei micropagamenti» che potrebbe «riuscire a dare all’utente un servizio personalizzato».

Se De Bortoli fosse un blogger, qualcuno gli darebbe retta? E quanti lettori avrebbe? Qualcuno darebbe retta a uno come John Elkann, che ha avuto l’unico merito, perlomeno finora, di nascere nella famiglia giusta? Ma siccome De Bertoli dirige il Corrierone, ed Elkann guida l’editrice La Stampa, c’è un sacco di gente che pende inutilmente dalle loro labbra. E così i giovani editori si dimostrano uguali a quelli vecchi, anzi peggiori. Perché non hanno ancora capito che ragionano su un mondo ormai in estinzione, dove i “media mainstream” come i loro non hanno futuro, campano solo perché sovvenzionati dai finanziamenti pubblici e perché organici in qualche modo allo status quo. Chi mai pagherebbe on line i loro giornali zeppi di “notizie” di cui non frega niente a nessuno? Non hanno capito che quella che loro considerano “informazione”, è in realtà una sbobba che nessuno è disposto più a ingurgitare, per di più a pagamento.

Ormai la gente si informa altrove, le fonti di informazione, ma soprattutto di commento alle notizie, si sono moltiplicate all’infinito, i vecchi giornali o si rifondano da zero o non hanno futuro. Come ha scritto Clay Shirky La società non ha bisogno dei giornali, ha bisogno di giornalismo“. Parole sante. Per quel che mi riguarda, non spenderei un centesimo per la Stampa o il Corriere a pagamento. Pago invece, e con piacere, per un giornale come quello di Massimo Fini, “Il Ribelle“, perché penso mi aiuti a capire qualcosa della realtà che mi circonda: questo mi serve, un giornale utile per me e non per chi confeziona veline governative.

La prova che in Italia non si è ancora capito ancora nulla dell’andazzo generale è che, mentre in tutto il mondo chiudono i giornali di carta e aprono quelli on line, da noi chiudono quelli on line, come Panorama (che paraltro faceva decisamente schifo).

Solenni puttanate

aprile 27, 2009

Repubblica è il giornale che leggo di solito, ma in edicola non c’era e allora ho preso il Corriere. Nell’inserto locale ho trovato subito una foto scattata da me, presa dal mio sito senza chiedere nulla e pubblicata senza ovviamente citare la fonte. Passi, ormai ci ho fatto l’abitudine, anche se girano le scatole che a rubare foto sia il più importante quotidiano nazionale piuttosto che il blogger brufoloso e squattrinato. A pagina 46 sono però incappato nella rubrichina di Lina Sotis. L’ex-moglie di uno dei fratelli Moratti ed “esperta” di bon ton (sic), ha un box sul giornale di 8x4cm.  Riporto integralmente, perché è giusto che certe cose si sappiano.

“Bon Ton

La buona educazione non si mette a dieta

Renato Cimino (e chi cazzo è? nda) ci fa osservare un tipico costume dei nostri tempi scostumati. Signore e signorine che arrivano ad una cena rifiutando le pietanze preparate dalla padrona di casa adducendo ragioni dietetiche. Completatamente d’accordo con Renato: se uno o una è a dieta, mangia pochissimo di tutto e fa in modo che gli ospiti non notino la cosa. Le diete migliori sono proprio quelle che mischiano proteine e carboidrati. Al dolce è permesso dire “No grazie”, a tutto no”.

Ma che articolo è? Cosa vuol dire? Mentre me lo chiedevo mi sono ricordato che il gruppo RCS –  Corriere della Sera piglia svariati milioni di euro di finanziamento pubblico (ben 25 milioni nel 2006 secondo il dipartimento Informazione e editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri). Capisco che il Corriere non pubblica solo le solenni puttanate della Sotis, però si capisce perché, alle volte, a uno gli vien voglia di prendere su il mitra…

In questi giorni ho fatto un po’ di e-shopping. Ho comprato un dominio e una macchina fotografica.

Ho fatto il bonifico della macchina fotografica con l’home banking il giovedì 19 marzo, ed è arrivato a destinazione il 25. Ben 6 giorni! E’ vero che c’era di mezzo il week end, ma oggi una mail fa il giro del mondo in pochi secondi, 6 giorni per un bonifico sembrano davvero un po’ troppi. La macchina fotografica è partita col corriere il 25  sera ma arriverà, se tutto va bene, il 30 marzo (corriere TNT): quindi 11 giorni complessivi per spostare di 250 km un piccolo oggetto, da Milano alla provincia di Trento, alla strepitosa velocità di 22,7 km al giorno, un distanza che si potrebbe coprire tranquillamente a piedi.

Per il dominio non è andata molto meglio: il NIC, l’ente italiano di registrazione dei domini, nel 2009 ha ancora bisogno del fax cartaceo. Ho pagato on line con carta di credito il provider Aruba e inviato il fax della LAR (lettera di assunzione responsabilità). Il dominio è stato registrato dopo 4 giorni, cioé martedì, ma è rimasto inutilizzabile perché Aruba non si decide ad attivarlo: ci vogliono, dicono, 24/48 ore. Dopo poco meno di 2 giorni ho ricevuto da Aruba una mail di attivazione, con l’avvertenza però che tutti i servizi funzioneranno entro altre 24 ore (ma perché?). Al momento in cui scrivo però non funziona nulla: né il redirect, né la gestione delle mail, né il resto. Insomma sono passati 7 giorni e il dominio è ancora un fantasma.

La registrazione di un dominio e l’acquisto di una macchina fotografica o line sono, se vogliamo, delle minuzie. Ma se il paese va “avanti piano, quasi indietro” come diceva Fantozzi, per queste piccolezze, mi chiedo come possa funzionare per le cose più importanti. O no?

Marco Pratellesi del Corriere riporta sul suo blog il “Murdoch pensiero” sul futuro dei giornali e dell’informazione. Al di là del giudizio che si può dare del noto magnate australiano, le sue sono opinioni condivisibilssime.

Oggi i lettori vogliono quello che hanno sempre voluto: una fonte nella quale possano credere. Questo è sempre stato il ruolo dei grandi quotidiani nel passato e questo ruolo renderà i giornali grandi anche nel futuro”.

“Troppi giornalisti hanno un piacere perverso nel rimuginare sul loro incombente decesso” – avverte l’editore di 20th Century Fox, Fox News Channel, Sky Broadcasting, Dow Jones and MySpace – “ma io credo che i giornali conquisteranno nuove vette nel XXI secolo perché le persone adesso sono perfino più affamate di informazione di quanto non siano mai state in passato”.

Anche a me piacciono i quotidiani, ma il nostro business reale non è stampare. Il nostro business è dare ai lettori grande giornalismo e grandi opinioni. E’ vero: nel prossimo decennio la versione stampata di alcuni giornali perderà copie. Ma se i giornali sapranno dare ai lettori notizie credibili e autorevoli noi vedremo nuovi incrementi nella circolazione attraverso le nostre pagine web, i feed Rss, le newsletters personalizzate per i lettori e i cellulari”.

Murdoch è certamente un furbone -non sarebbe arrivato dov’è ora- ed ha sicuramente la vista lunga, anche se si potrebbe dire che predica bene ma razzola male. Ma almeno ha le idee chiare sul futuro, e non è poco.

Dovrebbe essere infatti evidente che col proliferare dell’informazione on line si rende necessaria più che mai una “guida” in questo mare magnum di notizie: a questo serviranno i giornali capaci di confrontarsi non solo col nuovo modo di fare informazione ma anche coi lettori. E i giornalisti dovranno non solo fornire le notizie ma anche, e direi soprattutto, aiutare a capirle. Non mi serve a niente sapere che due aerei dirottati hanno buttatò giù le Twin Towers e hanno fatto 3000 morti: voglio capire perché, cosa c’è dietro, sotto, sopra e davanti.

I blogger non sostituiranno i giornalisti o il giornalismo, è ridicolo solo pensarlo, così com’è assurdo pretendere da loro quell’autorevolezza che neppure gli stessi giornalisti, professionisti dell’informazione, spesso non hanno. I bogger però faranno, questo sì, sempre più le pulci a quanto viene pubblicato. Ed è questa la grande svolta nell’informazione del futuro. Non ci sarà più un pubblico passivo che si beve acriticamente qualsiasi notizia. I giornalisti dovranno far meglio il loro lavoro, dovranno abituarsi a stare molto più attenti, dovranno cioè stare più attenti, più che ai loro “editori di riferimento” (cit. Vespa), ai loro lettori, considerare cosa pensano e cosa vogliono, confrontarsi con loro. L’informazione non sarà più monodirezionale ma bidirezionale, si dovrà creare un rapporto di simbiosi in cui i due soggetti traggono dalla loro stretta relazione un beneficio reciproco.

Questo almeno in teoria. Pratellesi nel suo articolo non commenta le opinioni di Murdoch. E forse non è un caso, infatti per commentare l’articolo di Pratellesi sul blog bisogna registrarsi sul Corriere. La solita solfa: nickname, password, indirizzo e-mail, data di nascita, sesso, provincia. Dati obbligatori. Ma perché? In cambio di cosa? Ecco la motivazione: “Compilando i pochi campi richiesti, sarà possibile lasciare commenti agli articoli, ai blog e ai forum, ricevere gratuitamente le newsletter e partecipare ai concorsi di Corriere.it“. E capirai. Insomma cascano le braccia, siamo alle solite. Nell’era del villaggio globale i giornali italiani ragionano ancora guardando al loro piccolo giardinetto, perfino recintato, nel quale fare entrare i lettori agitando gli specchietti e le collane di perline.

Grasso che cola

ottobre 9, 2008

Aldo Grasso, il critico televisivo del Corriere della Sera, è ritornato dopo la pausa estiva con le sue bellissime recensioni. Non solo quelle scritte, già godibilissime, ma anche in quelle video dove è, se possibile, ancora più divertente. Garbo, ironia, acutezza, intelligenza: un maestro. Sentite cosa ha detto di Lilli Gruber… :)