Prepariamoci al peggio

marzo 8, 2009

Lo sapevate? Un terzo del Pil dell’Inghilterra è creato dentro 1 km quadrato: la city londinese. Può stare in piedi un sistema del genere? Queste ed altre interessanti considerazioni ci vengono da Eugenio Benetazzo, operatore di borsa indipendente, laureato in Economia Aziendale, che vive e lavora tra l’Italia e Malta.

E’ considerato uno specie di Belle Grillo dell’economia, il suo live show itinerante “BLEKGEK” (Preparati al peggio) ha toccato ormai numerose piazze italiane, acclamato come un inedito evento di informazione ed indagine economica finanziaria indipendente.

Eugenio Benetazzo, giovane trader e consulente indipendente,  è stato tra i pochi a prevedere la crisi finanziaria mondiale. Anzi dice di più: “Ci raccontano che si tratta di una crisi finanziaria ma in realtà è il risultato della globalizzazione“. La crisi attuale è solo una delle prime avvisaglie.

Quando nell’estate 2005 la maggior parte degli analisti prevedeva nuovi incredibili vette per i mercati azionari, lui pubblicò a sue spese un volumetto dal titolo “Duri e puri. Aspettando un nuovo 1929”.

La mia analisi finanziaria era partita da considerazioni macro-economiche elementari” dice Benetazzo. “Ovvero su come l’occidente rischiasse con l’ingresso della Cina nel Wto la perdita del benessere dei suoi consumatori con l’esplodere progressivo di tutte le contraddizioni di un capitalismo finanziario sempre più rapace. La bolla immobiliare e la crisi dei subprime sono solo un sintomo dello squarcio che è stato aperto. Milioni di consumatori si trovano a non avere più sufficiente potere d’acquisto e la contrazione economica rischia ora di diventare depressione”.

Nessuna salvezza? Per Benetazzo occorrerebbe salvare più che le banche i loro clienti, supportando con interventi economici le famiglie italiane bisognose. E poi tornare all’autarchia, alzando in tutto l’Occidente le barriere protezionistiche. “Non ci sono vie d’uscita e si rischia di fare la fine dell’Argentina”.  E intanto consiglia di essere più prudenti di uno scoiattolo: privilegiare solo le banche ancorate sul territorio che non abbiano cavalcato l’onda della finanza creativa. Resistono poche certezze in tempi di crisi: oro, terreni. Insomma c’è poco da stare allegri. Altro che cambiare l’auto, come dice Berlusconi.

fonti:
signoramoneta.blogspot.com
www.eugeniobenetazzo.com
it.youtube.com/eugeniobenetazzo


1929: il crollo di Wall Street

Intervista di “La Repubblica” a un noto trader milanese, che vuole restare anonimo e non può essere diversamente:

“Forse non avete capito cosa sta succedendo. Qui il problema non è Wall Street che perde il 4%. Qui siamo a un passo dal collasso totale dei mercati, dalla crisi del sistema finanziario globale”.
[…]
“I titoli Morgan e Goldman, a New York, sono letteralmente crollati, lasciando sul campo oltre il 40% del proprio valore. “Ma quello è solo il sintomo, la febbre – spiega l’operatore – perché la malattia è molto più grave. E la malattia è questa: dopo il crac della Lehman gli investitori istituzionali, e soprattutto gli hedge funds, stanno chiudendo le proprie posizioni presso le grandi banche d’investimento americane, perché non si fidano più della loro solvibilità. Questo sa cosa significa? Significa il collasso dei mercati azionari e obbligazionari mondiali, il “meltdown” totale di tutti gli scambi finanziari del pianeta”.

[…]
“Le banche d’affari sono il “motore” del sistema finanziario globale. I loro clienti, investitori istituzionali ed hedge funds, sono l’olio che fa girare quel motore. Nel momento in cui l’olio viene a mancare, perché i clienti smettono di versarlo, il motore fonde, e la macchina è da buttare”
[…]
“La crisi è di sistema, e rischia di travolgere tutto. Non c’è più fiducia. Le mosse di Paulson non convincono nessuno, la gente non crede al salvataggio di Aig, che infatti continua a perdere a rotta di collo, e i “Treasury bond” americani hanno raggiunto un rendimento dello 0,23%, una cosa che non si vedeva da mezzo secolo. Le stesse banche centrali, la Fed e la Bce, non sanno che pesci prendere, perché hanno capito che questo non è un “trend” classico dei cicli borsistici: rialzi e crolli non sono mai stati un problema, figuriamoci, ci siamo abituati, fanno parte del gioco. Il guaio, stavolta, è che è proprio il gioco in sé che si sta rompendo”.
[…]
“Stamattina la Banca d’Italia ci ha chiesto di fornirgli entro mezz’ora, e dico entro mezz’ora, le posizioni aperte con Lehman da tutti noi operatori nazionali: una roba mai successa. Secondo: nel pomeriggio abbiamo vissuto momenti di forte tensione, perché neanche la Cassa di compensazione aveva più liquidità sufficiente. Cioè: la Cassa non paga, noi non paghiamo, e così tutto l’ingranaggio va in tilt da un momento all’altro”.

Mentre a noi ce la menano da settimane con la farsa Alitalia, il sistema bancario mondiale scricchiola e rischia di crollare. Ma qui tutti professano un cauto ottimismo (e che altro potrebbero fare?) ma il rischio di un nuovo ’29 è dietro l’angolo, con conseguenze inimmaginabili. Io, come tanti, ho quache soldarello sul Conto Arancio del gruppo bancario ING Direct, e francamente sono preoccupato. Molto.

Dicono che i conti correnti sono al sicuro: ma lo dicevano anche in Argentina qualche anno fa, poi il governo ha vietato per legge i prelievi dai conti correnti per salvare le banche, mentre il valore del denaro bloccato diventava carta straccia. Intanto, in questi giorni, negli USA lo Stato ha salvato le banche dal fallimento, cioé qualcosa che era considerato inconcepibile nella patria del liberismo. Eppure è successo, segno che la crisi è terribilmente seria.

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