Vincitori e vinti
novembre 5, 2008
Quando è uscito sul palco di Chicago, Obama è apparso alla folla con un’espressione ben poco allegra: aveva anzi l’aria preoccupata, l’andatura lenta, il sorriso stanco. Forse per l’effetto “rilassamento” dopo la tensione di una campagna elettorale lunghissima che gli ha richiesto certamente una forza psicologica spaventosa. Forse un desiderio remoto e inconfessabile di fuggire da tutto quel baraccone, dopo aver raggiunto l’incredibile traguardo così strenuamente inseguito.
Ha fatto un buon discorso, in cui aleggiava non tanto la gioia della vittoria ma la preoccupazione per l’enorme responsabilità, per i problemi immani che dovrà affrontare. Dopo il discorso, mentre era applaudito dalla folla entusiasta, a un certo punto è sembrato quasi che Obama, esausto, volesse appoggiare il capo sulla spalla della moglie. Michelle gli ha fatto un materno e un po’ patetico “pat-pat” sulla schiena, quasi volesse dirgli: “Adesso sì che sei veramente nella merda vecchio mio”.
Grandissimo invece il discorso d’addio dello sconfitto McCain, un esempio perfino imbarazzante (per noi italiani beninteso) di signorilità, generosità, coraggio e lealtà. Non ha cercato scuse, giustificazioni, ha detto semplicemente: “Ho fallito io”. Ha riconosciuto la vittoria e il valore di Obama, il momento storico per gli afroamericani, ed ha invitato infine i repubblicani a sostenere il nuovo presidente. Vi immaginate Berlusconi al suo posto, che inveisce stizzoso e paonazzo contro l’ennesimo broglio dei comunisti?
Quanto a Obama, ora c’è da sperare soprattutto in due cose: che non l’ammazzino, che non faccia cazzate.
Obama!
novembre 5, 2008
Barack Obama è il 44° presidente degli Stati Uniti.