Recount

novembre 3, 2008

A poche ore dal voto per la Casa Bianca, Obama sembra in vantaggio in tutti i sondaggi, tuttavia l’esito non appare così scontato. Non pochi timori riguardano possibili brogli, o pasticci nel conteggio delle schede.

Nessuno vuole rivivere l’incubo delle elezioni 2000, quando fu necessario ricontare le schede dei voti della Florida per stabilire chi fosse il vincitore tra Al Gore e George Bush. Dopo una lunga attesa in cui gli americani rimasero col fiato sospeso, la vittoria fu assegnata a George Bush che divenne così il 43° presidente americano. Stasera su Sky Cinema il film “Recount” racconta proprio quella (oscura) vicenda.

Chi è che diceva che la tv non serve per vincere le elezioni? Obama ha lanciato l’ultima offensiva mediatica alluvionando le tv americane con un mega spottone di mezzora (!). Una specie di documentario, fatto benissimo peraltro, dal titolo “Barack Obama: American Stories”, che racconta in sostanza la vita del candidato attraverso 4 storie americane (e un brivido è corso lungo la schiena all’idea che Berlusconi possa fare altrettanto).

Il documentario narra la vita di 4 famiglie “tipo” e raccoglie immagini, interviste, spezzoni di comizi: Obama fa da filo conduttore con la sua bella voce suadente. E’ astutamente ripreso in uno studio che ricorda lo studio ovale della Casa Bianca, con le vetrate sul giardino e la bandiera americana sullo sfondo, come a dire: “guardate come sto bene come presidente”.

Nelle tre ultime settimane della campagna elettorale, Obama ha martellato gli americani in tv con 140 mila spot, che messi in fila uno all’altro farebbero 53 giorni ininiterrotti di propaganda. Un’offensiva mediatica mai vista prima, realizzata grazie ad una raccolta fondi che ha toccato la stratosferica cifra di 600 milioni di dollari (e non miliardi come scrive Repubblica).

La sintesi di tutto questo è che per fare politica serve soprattutto il binomio soldi+tv. La cosa non mi piace molto ma questa è, purtroppo, la realtà.

Alla fine il colpo da KO non c’è stato. McCain è partito all’attacco fin dall’inizio, ma Obama ha controllato la situazione parando i colpi con calma e autorevolezza. Il vecchio senatore repubblicano dopo la prima mezz’ora però s’è ammosciato, e il confronto è diventato piuttosto noioso, con continue citazione di cifre che per il grosso pubblico sono ormai prive di significato, pure astrazioni: chi è in grado di immaginare o quantificare i 700 miliardi di dollari del piano di salvataggio delle banche?

Stavolta i due contendenti erano seduti allo stesso tavolo, quasi faccia a faccia, in una sala con un pubblico scelto di “indecisi”. Curiosa la disposizione del conduttore, il giornalista Bob Schieffer, che dava le spalle agli spettatori.

“Charmant” e disinvolto come al solito Obama, con vivace cravatta rossa a righe che gli dava freschezza e spigliatezza. Pessima invece la cravatta da “vecchio” di McCain, blu con righe grigio-topo. Anche da seduto il senatore repubblicano appare molto rigido, muove le mani e le braccia come se fosse un pupazzo. Rimedia subito alla gaffe dell’altra volta, quando aveva chiamato Obama “quello lì” (that one) con una stucchevole ruffianeria dicendo “E’ bello rivedere Obama” (figuriamoci).

Il maggior difetto di McCain a mio avviso è l’essere troppo stizzoso: da uno della sua età e della sua esperienza ci si aspetterebbe maggior controllo, calma e riflessività. Invece è troppo aggressivo e sembra spesso un vecchio bilioso che non suscita troppo affidamento. Un altro errore è quello di attaccare troppo il suo rivale sul piano personale: in genere fa migliore impressione attaccare i ragionamenti piuttosto che il ragionatore. Agli elettori interessano poco le rivalità personali tra i due contendenti, preferiscono sentir parlare dei loro problemi e di come i candidati pensano di risolverli.

Obama è più abile a guardare in camera, anche se ogni tanto si dimentica di farlo. In uno studio televisivo ci sono molte telecamere, ciascuna con un compito preciso: primo piano di Obama, primo piano di McCain, primo piano del conduttore, poi inquadrature dei “totali”, campi medi eccetera. Ogni camera ha una piccola luce rossa che si accende quando il regista la manda “in onda”. Non è facile, mentre si dibatte con un avversario, seguire l’alternarsi della luce rossa che si accende da una camera all’altra (anche per le luci molto forti in studio). Quando si vuole parlare “direttamente” al telespettatore, bisogna fissare la camera in onda. McCain se ne dimentica spesso, nella foga guarda Obama o il conduttore.

Interessante osservare nei controcampi (l’inquadratura di chi ascolta) come si esprime il dissenso dell’avversario: McCain scrolla la testa o ha un ghigno sprezzante, Obama invece usa un largo sorriso. Funziona meglio il sorriso, secondo me. McCain prende spesso appunti su un quadernone, Obama no. Il non dover prendere appunti esprime in qualche modo la superiorità di chi ha una buona memoria.

Il dibattito ha avuto momento surreali, almeno per noi italiani, quando i due candidati hanno cercato di accattivarsi le simpatie di “Jo l’idraulico” (tirato in ballo parecchie volte e diventato una specie di celebrità), figura assai invisa dalle nostre parti, o quando promettevano “più sostegni ai vigili del fuoco”. Qualcosa di semplicemente incomprensibile in Italia visto che, dei vigili del fuoco, con rispetto parlando, non frega niente a nessuno (se non quando ci brucia la casa). Sarebbe assai bizzarro sentire Veltroni o Berlusconi in campagna elettorale fare promesse a idraulici e pompieri.

Per il resto normale amministrazione: McCain arruffone nei suoi attacchi disordinati e poco incisivi, Obama molto controllato, calmo e, anche in questo come nel primo e nel secondo dibattito, più “presidenziale”. Vince anche stavolta, senza strafare, questo terzo e ultimo confronto televisivo.

Questa notte alle 03.00 (ora italiana) l’ultimo duello televisivo tra Barack Obama e John McCain prima del voto. Obama è nettamente avanti nei sondaggi e non ha interesse ad alzare troppo i toni del confronto, ma il suo rivale dovrà cercare il colpo del KO. Ce la farà? Lo sapremo questa notte.

Io come al solito caricherò la sveglia alle 3 (yawn!) e domani ne darò conto ai miei 4 eroici lettori. Diretta su RaiNews e Sky con traduzione simultanea.