La catena di S. Antonio delle banche
ottobre 17, 2008
La crisi mondiale delle banche innescata dalla speculazione dei subprime americani, sia pure ben lungi dall’essere superata, ha se non altro un merito: tutti avranno finalmente capito che il sistema bancario si regge su un meccanismo del tutto simile alle famigerate Catene di S. Antonio.
Con la differenza che queste sono vietate dalla legge, mentre la Catena di S. Antonio delle banche è legalizzata. Si basa sul fatto che, statisticamente parlando, solo una piccola percentuale dei depositi viene ritirata dai clienti. Questo permette alle banche di prestare denaro che in realtà non hanno, creandolo dal nulla con la riserva frazionaria. Possono cioè prestare 100 euro avendone in cassa solo 2!. Se però si diffonde la paura e la gente corre in banca a ritirare i propri soldi, “spezzando la catena”, ecco che le banche crollano in serie come giganti dai piedi d’argilla.
La vera rivoluzione sarebbe (ma si farà mai?) che lo Stato si riprendesse la proprietà della moneta: che non è delle banche, che sono soggetti privati a scopo di lucro, come Bankitalia, che “prestano” soldi allo Stato semplicemente stampando carta moneta, ma del popolo.
Il sistema bancario in definitiva, col controllo e la creazione della moneta, è il responsabile del mostruoso debito pubblico che strozza il paese e i cittadini.
Pare sia stato un esponente dei Rotschild, la famosa dinastia di banchieri, a dire una volta: “Se la gente sapesse come viene creato il denaro farebbe la rivoluzione prima di domattina”. E il premio nobel per l’economia (1988) Maurice Allais, ha affermato: “L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto“.
Verso la catastrofe, ma con ottimismo
settembre 19, 2008
1929: il crollo di Wall Street
Intervista di “La Repubblica” a un noto trader milanese, che vuole restare anonimo e non può essere diversamente:
“Forse non avete capito cosa sta succedendo. Qui il problema non è Wall Street che perde il 4%. Qui siamo a un passo dal collasso totale dei mercati, dalla crisi del sistema finanziario globale”.
[…]
“I titoli Morgan e Goldman, a New York, sono letteralmente crollati, lasciando sul campo oltre il 40% del proprio valore. “Ma quello è solo il sintomo, la febbre – spiega l’operatore – perché la malattia è molto più grave. E la malattia è questa: dopo il crac della Lehman gli investitori istituzionali, e soprattutto gli hedge funds, stanno chiudendo le proprie posizioni presso le grandi banche d’investimento americane, perché non si fidano più della loro solvibilità. Questo sa cosa significa? Significa il collasso dei mercati azionari e obbligazionari mondiali, il “meltdown” totale di tutti gli scambi finanziari del pianeta”.
[…]
“Le banche d’affari sono il “motore” del sistema finanziario globale. I loro clienti, investitori istituzionali ed hedge funds, sono l’olio che fa girare quel motore. Nel momento in cui l’olio viene a mancare, perché i clienti smettono di versarlo, il motore fonde, e la macchina è da buttare”
[…]
“La crisi è di sistema, e rischia di travolgere tutto. Non c’è più fiducia. Le mosse di Paulson non convincono nessuno, la gente non crede al salvataggio di Aig, che infatti continua a perdere a rotta di collo, e i “Treasury bond” americani hanno raggiunto un rendimento dello 0,23%, una cosa che non si vedeva da mezzo secolo. Le stesse banche centrali, la Fed e la Bce, non sanno che pesci prendere, perché hanno capito che questo non è un “trend” classico dei cicli borsistici: rialzi e crolli non sono mai stati un problema, figuriamoci, ci siamo abituati, fanno parte del gioco. Il guaio, stavolta, è che è proprio il gioco in sé che si sta rompendo”.
[…]
“Stamattina la Banca d’Italia ci ha chiesto di fornirgli entro mezz’ora, e dico entro mezz’ora, le posizioni aperte con Lehman da tutti noi operatori nazionali: una roba mai successa. Secondo: nel pomeriggio abbiamo vissuto momenti di forte tensione, perché neanche la Cassa di compensazione aveva più liquidità sufficiente. Cioè: la Cassa non paga, noi non paghiamo, e così tutto l’ingranaggio va in tilt da un momento all’altro”.
Mentre a noi ce la menano da settimane con la farsa Alitalia, il sistema bancario mondiale scricchiola e rischia di crollare. Ma qui tutti professano un cauto ottimismo (e che altro potrebbero fare?) ma il rischio di un nuovo ’29 è dietro l’angolo, con conseguenze inimmaginabili. Io, come tanti, ho quache soldarello sul Conto Arancio del gruppo bancario ING Direct, e francamente sono preoccupato. Molto.
Dicono che i conti correnti sono al sicuro: ma lo dicevano anche in Argentina qualche anno fa, poi il governo ha vietato per legge i prelievi dai conti correnti per salvare le banche, mentre il valore del denaro bloccato diventava carta straccia. Intanto, in questi giorni, negli USA lo Stato ha salvato le banche dal fallimento, cioé qualcosa che era considerato inconcepibile nella patria del liberismo. Eppure è successo, segno che la crisi è terribilmente seria.